sabato 24 febbraio 2018

Verso il 4 marzo: Pace e disarmo nei programmi dei partiti

dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/verso-4-marzo-pace-e-disarmo-nei-programmi-dei-partiti/

articolo di attivista del Movimento Nonviolento e Presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani.

Pace, disarmo, corpi civili di pace, politiche di pace, trasformazione nonviolenta del conflitto, educazione nonviolenta, sono solo alcune delle parole chiave che caratterizzano l’impegno quotidiano del Movimento Nonviolento. Va da se che ci piacerebbe che questo lessico facesse parte anche dei programmi e dell’operato dei partiti e dei candidati che si apprestano a sfidarsi nelle prossime elezioni del 4 marzo

Per questo ho deciso di ricercare queste parole nei programmi elettorali dei partiti.

Per farlo ho pensato di ricercare quanto fosse presente nei programmi ufficiali depositati presso il Ministero dell’Interno e reperibili nell’apposita sezione del sito del Ministero stesso. Trovando, in alcuni casi, programmi molto scarni ho ampliato la ricerca ai programmi presenti sui siti ufficiali dei partiti. Vista la lunghezza della mia ricerca ho eliminato le formazioni politiche o poco interessanti o senza alcuna menzione a quanto ho ricercato.

In particolare tre programmi tematici emergono per la completezza del loro programma dal piattume politico e richiamano nei loro punti varie battaglie del nostro Movimento:

  • Lista Insieme: nel programma si inizia dalla necessità di dare piena attuazione agli articoli 11 e 52 della Costituzione, si pone l’esigenza di ratificare il trattato per la messa al bando delle armi nucleari dell’Onu e uscire dal programma per l’acquisto dei caccia militari F35, si propone l’istituzione del Ministero della Pace e/o di un dipartimento per la difesa civile, non armata e nonviolenta (come richiesto dalla campagna un’Altra difesa è possibile e dalla relativa proposta di legge di iniziativa popolare). Si chiede di ridurre le spese militari e per la difesa e con quelle risorse liberate si propone di mettere in sicurezza il nostro territorio. Con le risorse liberate dalle politiche di pace e disarmo si potrà anche fare investimenti sui comparti sociali e civili di spesa pubblica, a cominciare da messa in sicurezza del territorio, istruzione e cultura. Si propone di promuovere “politiche di Pace per la costruzione e la diffusione di una cultura della pace attraverso l’educazione e la ricerca, la promozione dei diritti umani, lo sviluppo e la solidarietà nazionale ed internazionale, il dialogo interculturale, l’integrazione” e adottare un Piano Nazionale per la Prevenzione della violenza e la promozione della pace sociale qualificando le politiche di istruzione rispetto all’educazione alla nonviolenza, alla trasformazione positiva dei conflitti. Altro punto importante lo “sviluppare e potenziare il servizio Civile universale” e “contenere le spese militari entro l’1% del Pil” e regolamentare strettamente l’export militare e riconvertire l’industria bellica in industria ad alta tecnologia civile”.

  • Liberi e uguali: la lista capitanata da Pietro Grasso ha un programma ben definito dall’eloquente titolo “Pace e disarmo” e propone di dare piena attuazione al “ripudio della guerra” della nostra costituzione partendo dalla consapevolezza (grazie ai dati del citato in programma, Osservatorio Mil€x) della spese pubblica militare italiana sempre in costante aumento. LeU parla della necessità di una politica estera di pace e del rafforzamento di politiche di cooperazione e solidarietà internazionale e di promozione dei diritti umani. Il programma cita la necessità di investire sui “corpi civili di pace, da sviluppare con l’istituzione di un Dipartimento della difesa civile, quale mezzo alternativo per promuovere iniziative multilaterali di risoluzione pacifica dei conflitti.”, la necessità di ridurre le spese militari e di porre la massima attenzione all’industria armiera italiana e ai suoi commerci, in particolare con i paesi in guerra come Arabia Saudita. Anche LeU parla dell’impegno per l’Italia a “sottoscrivere e promuovere il Trattato per la proibizione delle armi nucleari.”.

  • Potere al popolo: anche Potere al Popolo dedica a “Pace e disarmo” un capitolo del suo programma e pone l’accento sul rischio della corsa al riarmo richiesto ai paesi Nato: “Il nostro paese si è trovato e rischia di trovarsi sempre più coinvolto in guerre di aggressione a causa degli automatismi dell’adesione alla Nato e per la responsabilità piena e complice dei governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni”. Potere al Popolo denuncia la presenza di basi militari sul nostro territorio nazionale e di arsenali miliari nelle basi militari di Ghedi ed Aviano. Si evidenzia l’aumento di “impegni militari all’estero, sia nel quadro della Nato che del nascente esercito europeo: una spesa media di 800 milioni di euro l’anno per le “missioni” militari all’estero e per il riarmo, circa 500 milioni di euro all’anno per la diaria dei 50 mila soldati di stanza nelle basi militari Usa e Nato, 80 milioni di euro al giorno per le spese militari generali.”. Per questi motivi secondo Potere al popolo diventa condizione fondamentale la fuoriuscita dai trattati militari “per impedire il coinvolgimento del nostro paese nelle guerre imperialiste del XXI secolo, per una sostanziale riduzione delle spese militari, lo smantellamento delle armi nucleari e delle basi militari, per una politica di disarmo, neutralità e cooperazione internazionale.”. Potere al Popolo propone la ratifica da parte dell’Italia del “Trattato ONU di interdizione delle armi nucleari” del 7 luglio, il ritiro delle missioni militari all’estero, la cancellazione del programma F35, la riconversione civile dell’industria bellica e la cancellazione del MUOS in Sicilia, lo smantellamento delle basi militari in tutto il paese,la rimozione delle bombe nucleari presenti sul territorio e la restituzione a fini civili dell’uso del territorio, problema particolarmente grave in realtà come la Sardegna.

A seguire l’elenco completo:

[...]

Potere al popolo!: capo forza politica Viola Carofalo

nel programma depositato leggiamo nel primo capitolo il richiamo al “ripudiare la guerra e dare un taglio drastico alla spesa militare”. Nel secondo capitolo si parla di un’Europa “che promuova pace e politiche condivise con i popoli della sponda Sud del Mediterraneo”. Vi è anche il terzo capitolo intitolato Pace e disarmo.

Riportiamo qui stralci di quanto vi è scritto: “Il rischio che la “guerra a pezzi” che affligge il pianeta diventi organica e trascini il mondo in un devastante conflitto generale segna il nostro tempo. Non a caso riprende la corsa al riarmo con un ruolo particolarmente aggressivo dell’amministrazione Trump, che chiede a tutti i paesi della Nato di portare le proprie spese militari al 2% del PIL. Il nostro paese si è trovato e rischia di trovarsi sempre più coinvolto in guerre di aggressione a causa degli automatismi dell’adesione alla Nato e per la responsabilità piena e complice dei governi che si sono succeduti negli ultimi 30 anni; per il medesimo vincolo di subalternità sul nostro territorio proliferano basi militari vecchie e nuove (Sicilia, Campania, Sardegna), si installano nuove bombe nucleari a Ghedi ed Aviano, aumentano la produzione, le spese e gli impegni militari all’estero, sia nel quadro della Nato che del nascente esercito europeo: una spesa media di 800 milioni di euro l’anno per le “missioni” militari all’estero e per il riarmo, circa 500 milioni di euro all’anno per la diaria dei 50 mila soldati di stanza nelle basi militari Usa e Nato, 80 milioni di euro al giorno per le spese militari generali. […]

Per questo lottiamo per:

  • la rottura del vincolo di subalternità che ci lega alla NATO e la rescissione di tutti i trattati militari;
  • la ratifica da parte dell’Italia del “Trattato ONU di interdizione delle armi nucleari” del 7 luglio 2017, in coerenza con l’art. 11 della Costituzione;
  • il ritiro delle missioni militari all’estero;
  • la cancellazione del programma F35 e degli altri programmi militari e la riconversione civile dell’industria bellica;
  • la cancellazione del MUOS in Sicilia, lo smantellamento delle basi militari in tutto il paese,la rimozione delle bombe nucleari presenti sul territorio e la restituzione a fini civili dell’uso del territorio, problema particolarmente grave in realtà come la Sardegna.”

Italia Europa Insieme – capo forza politica Giulio Santagata

nel programma depositato si legge nel capitolo “Insieme per gli Stati Uniti d’Europa” un richiamo a “conflitti, guerre, instabilità in aree ai nostri immediati confini richiedono una politica estera unitaria, autorevole, efficace, una cooperazione dei servizi di intelligence e sicurezza strettissima e in grado di prevenire, contrastare, sradicare il terrorismo.” e poi “Occorre ratificare il trattato per la messa al bando delle armi nucleari e applicazione decisione parlamento su riduzione spese F-35”.

A quanto riportato nel programma depositato va aggiunto quanto presente nel programma esteso sul sito della lista dove troviamo il punto dedicato Insieme per la Pace e il disarmo.

Come per le altre formazioni, anche per questa, mi preme riportare stralci di quanto ho trovato: “Insieme ritiene necessario dare piena attuazione agli articoli 11 e 52 della Costituzione: ripudio della guerra e dovere di difesa della patria. Gli armamenti nucleari non servono per contrastare il terrorismo o i conflitti asimmetrici o gli attacchi informatici che destabilizzano oggi la pace di molte nazioni. […] Nel 2017 è stato assegnato all’Ican, l’organizzazione per il bando alle armi nucleari, il premio Nobel per la Pace 2017. L’organizzazione rileva come lo spettro del conflitto nucleare sia ancora grande e come sia arrivato il momento in cui le nazioni devono dichiarare la propria inequivocabile opposizione alle armi nucleari. Le risorse liberate dalle politiche di pace e disarmo saranno investite sui comparti sociali e civili di spesa pubblica, a cominciare da messa in sicurezza del territorio, istruzione e cultura.

Insieme intende promuovere politiche di Pace per la costruzione e la diffusione di una cultura della pace attraverso l’educazione e la ricerca, la promozione dei diritti umani, lo sviluppo e la solidarietà nazionale ed internazionale, il dialogo interculturale, l’integrazione. Insieme intende adottare un Piano Nazionale per la Prevenzione della violenza e la promozione della pace sociale.

Insieme intende prevenire la violenza sociale e promuovere linguaggi e comportamenti liberi dall’odio, qualificando le politiche di istruzione rispetto all’educazione alla nonviolenza, alla trasformazione positiva dei conflitti.

Insieme propone come prime misure urgenti:

  • Ratificare il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari (approvato dall’Onu)
  • Istituire il Ministero per la Pace e/o il Dipartimento per la Difesa civile, non armata e nonviolenta
  • Sviluppare e potenziare il Servizio civile universale (nazionale ed estero) consentendo ogni anno a 100.000 giovani di partecipare a questa esperienza di cittadinanza attiva
  • Contenere le spese militari entro l’1% del Pil (oggi in Italia incidono per l’1,42%)
  • Congelare i nuovi contratti di acquisizione dei cacciabombardieri F-35 previsti nel 2018 e uscire dal programma di acquisto
  • Rispettare integralmente e strettamente le norme internazionali ed europee sulle limitazioni all’export bellico, a partire dalla legge 185/90, in particolare verso i paesi in conflitti armati
  • Regolamentare strettamente l’export militare e progressivamente riconvertire l’industria bellica in industria ad alta tecnologia civile.
[...]

Articolo completo alla pagina http://www.azionenonviolenta.it/verso-4-marzo-pace-e-disarmo-nei-programmi-dei-partiti/

venerdì 23 febbraio 2018

23/02: una data importante per ambiente e pace

dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/23-febbraio-2018-data-importante-ambiente-pace/

23 febbraio. Giornata contro gli sprechi energetici. La campagna “M’illumino di meno” per la sensibilizzazione sui temi degli stili di vita sostenibili, ha diffuso il “decalogo” per salvare la Terra, cominciando da noi stessi.

Simbolicamente, per la riduzione dei consumi, verrà spenta l’illuminazione anche dell’Arena.

23 febbraio. Il Papa ha indetto una Giornata internazionale di digiuno e preghiera, richiamando l’attenzione sui drammi umanitari che si stanno consumando nella Repubblica democratica del Congo e in Sud Sudan: “Ognuno può dire concretamente ‘no’ alla violenza per quanto dipende da lui o da lei . Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti”.

Il 23 febbraio, dunque, è una Giornata importante per l’impegno a favore dell’ambiente e della pace. Due temi fondamentali, esclusi però dalla campagna elettorale in corso. Ambiente e pace non possono votare. Facciomolo noi per loro, quando il 4 marzo saremo nella cabina elettorale.

Mao Valpiana

mercoledì 21 febbraio 2018

Dopo oltre 50 anni, M.L. King ha ancora ragione...

dalle pagine
https://www.dailykos.com/stories/2017/1/16/1621178/-Dr-King-the-greatest-purveyor-of-violence-in-the-world-today-my-own-government
http://kingencyclopedia.stanford.edu/encyclopedia/documentsentry/doc_beyond_vietnam/

"... the greatest purveyor of violence in the world today: my own government"


"... il più grande fornitore [responsabile] della violenza nel mondo oggi: il mio stesso governo"

Martin Luther King, New York, N.Y., 4 aprile 1967


lunedì 19 febbraio 2018

Ministero della Pace

dalla pagina http://www.azionenonviolenta.it/ministero-della-pace-66-degli-italiani-favorevole/

Due italiani su tre sono favorevoli ad un Ministero per la gestione dei conflitti sociali, difesa civile e diritti umani, secondo il sondaggio Demetra, realizzato per conto della Comunità Apg23.

Comunicato stampa della Comunità Papa Giovanni XXIII

Il 66% degli italiani è favorevole alla creazione di un Ministero della Pace dedicato a promuovere, sviluppare e coordinare attività di prevenzione e mediazione nonviolenta dei conflitti E’ quanto emerge da un sondaggio commissionato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII e realizzato dalla Società Demetra, con la collaborazione dell’Università di Padova.

Secondo il campione di intervistati, se da un lato la sicurezza rimane un problema percepito come centrale (86%), dall’altro ritengono che sarebbe utile dotarsi di un corpo civile nonviolento e di un vero e proprio Dicastero che gestisca i numerosi compiti legati alla gestione dei conflitti sociali e armati. Un Ministero per la Pace che sappia gestire i conflitti, promuovere politiche di disarmo, la difesa civile e i diritti umani, con un ruolo attivo e propositivo, sia a livello europeo che in ambito internazionale.
La maggior parte degli italiani sembra quindi favorevole all’ipotesi di un Ministero della Pace, un ruolo finora mai esistito in Europa, ma da tempo oggetto di proposte – come Corby in Inghilterra – e che in Costa Rica e Nepal ha già preso corpo.
«Il nostro fondatore, don Oreste Benzi, diceva “l’uomo da quando esiste ha sempre organizzato la guerra, è arrivato il momento di organizzare la pace” e propose a più di un Presidente del Consiglio l’istituzione di un Ministero della Pace. Oggi gli scenari internazionali e quelli nazionali richiedono che questa scelta non debba più essere rimandata ed abbiamo dunque lanciato la campagna “Ministero della Pace. Una scelta di Governo”».
E’ quanto afferma Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, commentando il sondaggio.
«La risposta che abbiamo ricevuto dalla società civile è stata sorprendente. – continua Ramonda – Si sono uniti in questa battaglia: Azione Cattolica, Focolari, Sermig, Focsiv, CescProject, Movimento Nonviolento, Centro per i Diritti umani dell’ateneo padovano, Gigi De Palo (Forum Associazioni Familiari) e Anna Maria Furlan (Cisl). Ed infine, come testimonial, l’attore Beppe Fiorello».

La necessità di formare un corpo civile esperto. La consapevolezza che la pace vada ricercata, promossa e sostenuta anche con specifiche forze e competenze emerge in diverse risposte raccolte tra gli italiani. L’81% degli intervistati ritiene che il nostro Paese si debba dotare di un Corpo Civile di Pace specializzato. Nella stessa direzione va interpretata la sostenuta adesione al potenziamento (48%) e al mantenimento (30%) dell’attuale esperienza svolta dai giovani italiani che nei contesti di conflitto mettono in atto, per conto dello Stato, attività nonviolente di promozione della pace e di tutela dei diritti umani. Così come va potenziata (70%) l’esperienza dei giovani in servizio civile nazionale, almeno tra quanti conoscono l’esistenza di questo servizio.
Militari formati ai diritti umani e alla nonviolenza. Il 90% degli intervistati pensa che il metodo nonviolento e il paradigma dei diritti umani sia utile nelle attività formative delle forze di polizia e dei carabinieri; così come l’89% pensa che questa debba far parte della formazione di base dei militari e l’86% anche della formazione culturale degli amministratori pubblici locali, regionali e nazionali.
Educazione alla Pace nelle scuole. Non solo i militari ma anche gli studenti devono apprendere i paradigmi culturali della pace. Il 90% degli intervistati infatti si dichiara favorevole a inserire nei programmi scolastici dell’obbligo un insegnamento sull’educazione alla pace, ai diritti umani e alla nonviolenza.
Sicurezza nelle città: non solo militari. La presenza di militari in alcune aree metropolitane a rischio del Paese conferma un forte consenso: il 60% è favorevole ad un suo potenziamento, mentre il 26% e per mantenere la misura in corso senza rafforzarla. Dall’indagine emerge che l’adesione alla misura di contenimento militare prevista dai Governi nazionali va di pari passo con la messa in campo di interventi rivolti alla promozione del dialogo e alla composizione dei conflitti, in un modo rispettoso dei diritti umani. Pertanto, ben il 69% degli italiani sarebbe favorevole alla presenza, accanto ai militari, di civili specializzati in pratiche di mediazione e di accompagnamento sociale.
La Comunità Papa Giovanni XXIII promuove, insieme ad un cartello di associazioni, la campagna “Ministero della Pace, una scelta di Governo”. La proposta ha l’obiettivo di far istituire nel prossimo Governo, per la prima volta in Europa, un Ministero che si occupi delle politiche di Pace, sia in Italia che all’estero. Tutte le informazioni e gli approfondimenti sul sito www.ministerodellapace.org.
Per avere un riscontro sul livello di favore che la proposta di istituzione di un Ministero della Pace trova tra l’elettorato italiano, è stata realizzata un’indagine rivolta a un campione rappresentativo degli elettori italiani. Agli intervistati è stato proposto un questionario articolato in cinque aree tematiche e composto da 38 domande. Oltre a verificare il “polso della gente” rispetto al livello di adesione alla proposta del nuovo ministero e delle sue competenze, le domande hanno riguardato anche orientamenti più generali, in particolare: la sensibilità verso i temi della pace, della mediazione nonviolenta e dei diritti umani; le concezioni della guerra e della pace nonché la fattibilità sul campo della mediazione nonviolenta dei conflitti, della riduzione delle spese militari e della riconversione dell’industria delle armi; il tema della sicurezza nelle aree metropolitane del Paese; la valutazione sulle missioni italiane all’estero e sull’impegno dei Corpi civili di pace e del Servizio civile; il giudizio sul ruolo degli attori internazionali nella gestione e prevenzione dei conflitti armati.
Nota metodologica
L’indagine è stata progettata e diretta dal punto di vista scientifico dal Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell’Università di Padova. La popolazione di riferimento è costituita dalla popolazione adulta residente in Italia in possesso di telefonia fissa, mobile o iscritta al Panel online Opinioni.net. Il sondaggio è stato realizzato, via Cati, Cami e Cawi, dalla società Demetra di Venezia tra il 30 gennaio e il 5 febbraio 2018. Il campione di intervistati di 1.024 persone (rifiuti/sostituzioni: 8.675) è rappresentativo della popolazione di riferimento per genere, fascia di età, zona geografica e dimensione comunale (margine massimo di errore al livello fiduciario del 95%: 3,05%). I dati sono stati successivamente ponderati anche in base al titolo di studio e sono stati trattati ed elaborati in forma anonima. La documentazione completa è disponibile su www.agcom.it
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lunedì 12 febbraio 2018

11 settembre 2001: i grattacieli NON cadono così

Oltre 600000 persone hanno visto l'articolo riassuntivo di AE911Truth.org [Architetti e Ingegneri per la Verità sull'11 Settembre] dal titolo "15 anni dopo: sulla fisica dei crolli dei grattacieli" pubblicato su EuroPhysics che descrive l'insostenibilità della versione ufficiale relativa ai crolli delle Torri Gemelle (WTC 1 e 2) e dell'Editificio 7 (WTC 7) l'11 settembre 2001.

E’ importante ricordare che il fuoco non ha mai causato il crollo totale di edifici con struttura in acciaio, né prima né dopo l’11 settembre. Avremmo allora assistito ad uno stesso evento senza precedenti per ben tre volte l’11 settembre 2001? Le relazioni del NIST [Istituto Nazionale per gli Standard e la Tecnologia negli USA], che hanno tentato di sostenere quella improbabile conclusione, non riescono a persuadere un numero crescente di architetti, ingegneri e scienzati. Piuttosto, l’evidenza punta in modo preponderante alla conclusione che tutti e tre gli edifici siano stati distrutti da demolizioni controllate. Date le implicazioni di ampia portata, è eticamente imperativo che tale ipotesi diventi oggetto di una indagine veramente scientifica e imparziale da parte di autorità responsabili.

Architetti e Ingegneri per la
Verità sull’ 11 settembre
AE911truth.org - verità sull' 11 settembre
AE911Truth.org
2965 Ingegneri e Architetti affermano che il crollo delle Torri Gemelle (WTC-1 e 2) dell’Edificio 7 (WTC-7) del World Trade Center fu il risultato di demolizioni controllate
   
L’ 11 settembre 2001 per la prima (e ad oggi ultima) volta nella storia dell’ingegneria civile, non 1, non 2 ma ben 3 grattacieli con strutture in acciaio e cemento sarebbero crollati – in modo simmetrico cioé su se stessi,  e praticamente in caduta libera – a seguito dell’impatto di un aereo di linea e conseguente incendio (Torri Gemelle) e, rispettivamente, per un incendio alimentato da attrezzatura e materiali da ufficio (nel caso dell’Edificio 7, WTC-7, di 47 piani) …
La demolizione controllata, che presuppone una lunga e accurata progettazione e l’impiego di potenti esplosivi, rimane l’unica ipotesi logica e plausibile e l’unico modello in grado di spiegare gli eventi dell’11 settembre al World Trade Center, mentre i modelli proposti dalle indagini ufficiali sull’ 11 settembre NON corrispondono alla realtà di come sono avvenuti i crolli:

  • i modelli “ufficiali” proposti [“Pancake collapse” e “Pile driver collapse”] sono di fatto  sbagliati
  • l’unico modello che fino ad ora corrisponde alla realtà dei crolli dei 3 edifici è quello di demolizione controllata, che richiede progettazione e cariche esplosive, come l’organizzazione Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 Settembre AE911Truth.org da anni afferma.

Un semplice ed efficace video è disponibile per illustrare le implicazioni dei vari modelli e la loro corrispondenza o meno ai dati reali: 9/11 Experiments: The Force Behind the Motion.

Il fisico David Chandler ha dimostrato (video) che l’Edificio 7 (WTC-7) è crollato in perfetta caduta libera per circa 2,5 sec (su un totale di 6,5 sec, contro i teorici 6,2 sec di una completa caduta libera); un edificio può crollare in caduta libera o quasi solo nel caso di demolizioni controllate, in cui cariche esplosive eliminano la resistenza offerta dalla struttura stessa dell’edificio (muri, architravi, colonne, …).

"Ri-Pensa l’11 settembre 
 L’evidenza potrebbe sorprenderti"
 
ReThink911.orgReThink911è la campagna internazionale promossa dagli Architetti e Ingegneri USA di ae911truth.org   

La petizione “ReThink911” proposta da AE911Truth.org chiede la costituzione di una commissione di inchiesta, autorevole e indipendente, per indagare sugli eventi dell’ 11 settembre 2001. Finora è stata sottoscritta da 23433 persone.


Lo sapevi che una terza torre 
è caduta l’11 settembre 2001?

11 settembre: la terza torre WTC-7
Si tratta dell’Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell’11 settembre … eppure non è stato colpito da un aereo, l’incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi, ricercatori indipendenti hanno trovato tracce evidenti di esplosivi molto potenti e ad elevata tecnologia, in uso solo in alcuni laboratori militari…

Ma chi non cerca non può trovare… L’indagine ufficiale ha inizialmente ignorato completamente l’Edificio 7. Successivamente i ricercatori ufficiali hanno proposto dei modelli che però non corripondono al modo in cui gli edifici sono crollati e non hanno investigato l’eventuale uso di materiale esplosivo: non cercandolo non l’hanno trovato!

Anche i mezzi di comunicazione di massa ufficiali (mainstream mass media) hanno volutamente ignorato e superficialmente denigrato anche i tentativi onesti e razionali di ricerca della verità su quanto avvenuto a New York l’ 11 settembre 2001, come ad esempio il New York Times…


Quindi, secondo il NY Times, 2 aerei avrebbero fatto crollare 3 edifici: le Torri Gemelle la mattina e l’Edificio 7 nel pomeriggio…

dalla pagina http://www.ae911truth.org/news/376-news-media-events-how-911-continues-to-kill.html

How 9/11 Continues to Kill

 

Le polveri dalle Torri del World Trade Center implose causano ancora cancro e altre malattie dopo anni


Articolo di Craig McKee
 
Le menzogne possono uccidere. E poche menzogne hanno ucciso più di quelle mascherate da "verità" su ciò che avvenne l'11 settembre 2001.
Oggi, oltre 15 anni dopo il 9/11, esporre quelle menzogne è importante e necessario come sempre. La falsa narrazione ufficiale su ciò che causò il crollo degli edifici del WTC non solo continua a reclamare vittime nella "guerra al terrore" globale, ma le false dichiarazioni sulla qualità dell'aria a Ground Zero l'11 settembre e nelle settimane e mesi che seguirono stanno ancora uccidendo centinaia di persone e ancora facendo ammalare gravemente migliaia di altre.

Il numero di primi soccorritori, di chi ha lavorato per rimuovere le macerie e di residenti della parte sud di Manhattan che hanno subito e subiscono conseguenze non sta diminuendo ma aumentando bruscamente. Anche quelli esposti alla polvere tossica e all'aria contaminata a Ground Zero che non si sono ancora ammalati,  non hanno modo di sapere se quel giorno arriverà prima o poi...
articolo completo in inglese


Se hai ancora dubbi e vuoi più informazioni...
guarda:

  • video di 30 sec sul crollo di WTC-7 da vari punti di vista 
  • video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate
  • l’intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano]
  • i video di Massimo Mazzucco (luogocomune.net/site): 11 Settembre – La nuova Pearl Harbor (l’opera più esaustiva sull’11 settembre!!!) e Il Nuovo Secolo Americano per capire come è nata l’operazione false flag 9/11 (false flag = un attacco attribuito ad altri, nel caso specifico a Osama Bin Laden da un rifugio in Afghanistan…)
  • il film di Giulietto Chiesa, Zero
  • Behind The Smoke Curtain: What Happened at the Pentagon on 9/11, and What Didn’t, and Why it Matters di Barbara Honegger ha ampiamente dimostrato [video in italiano] che quello al Pentagono fu un inside job = auto-attentato e una operazione false flag
  • altri video nella nostra lista video http://presenzalongare.blogspot.it/p/video.html

leggi: 

lunedì 5 febbraio 2018

Rapporto MIL€X 2018

dalla pagina http://milex.org/2018/02/01/rapporto-milex-2018-spese-militari-italiane-in-aumento-soprattutto-per-nuove-armi-ma-anche-per-il-nucleare-il-commento-del-nobel-per-la-pace-daniel-hogsta-ican/


Spese militari italiane in aumento, soprattutto per nuove armi, ma anche per il nucleare. Il commento del Nobel per la Pace Daniel Högsta (ICAN)


ROMA, 1 febbraio 2017 – Il Rapporto MIL€X 2018 — presentato oggi alla Sala Stampa della Camera dei Deputati alla presenza di Daniel Högsta, coordinatore della campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) insignita del Premio Nobel per la Pace 2017 —  mostra un’ulteriore incremento della spesa militare italiana: 25 miliardi di euro nel 2018 (1,4% del PIL), un aumento del 4% rispetto al 2017 che rafforza la tendenza di crescita avviata dal governo Renzi (+8,6 % rispetto al 2015) e che riprende la dinamica incrementale delle ultime tre legislature (+25,8% dal 2006) precedente la crisi del 2008.
Cresce nel 2018 il bilancio del Ministero della Difesa (21 miliardi, +3,4% in un anno, +8,2% dal 2015) e i contributi del Ministero dello Sviluppo Economico all’acquisto di nuovi armamenti (3,5 miliardi di cui 427 milioni di costo mutui, +5% in un anno, +30% nell’ultima legislatura, +115% nelle ultime tre legislature) per i quali nel 2018 verranno spesi 5,7 miliardi (+7% nell’ultimo anno e +88% nelle ultime tre legislature). Tra i programmi di riarmo nazionale in corso (tutti elencati nel Rapporto MIL€X) i più ingenti sono le nuove navi da guerra della Marina (tra cui la nuova portaerei Thaon di Revel), i nuovi carri armati ed elicotteri da attacco dell’Esercito, e i nuovi aerei da guerra Typhoon e F-35.
Agli F-35 il Rapporto MIL€X dedica un approfondimento che analizza costi effettivi (50 miliardi con i costi operativi), reali ricadute industriali ed occupazionali, difetti strutturali (che rischiano di mettere fuori servizio gli F-35 finora acquistati dall’Italia per 150 milioni l’uno) e funzione strategica di questo sistema d’arma prettamente offensivo e intrinsecamente contrario all’articolo 11 della Costituzione Italiana e al Trattato di non Proliferazione Nucleare.
Un altro approfondimento del Rapporto riguarda proprio i costi della “servitù nucleare” legata alle spese di stoccaggio e sorveglianza delle testate atomiche tattiche americane B-61 nelle basi italiane (23 milioni solo per l’aggiornamento delle apparecchiature di sorveglianza esterna e dei caveau contenti le venti B-61 all’interno degli undici hangar nucleari della base bresciana) e alle spese di stazionamento del personale militare USA addetto e di mantenimento in prontezza di aerei e piloti italiani dedicati al “nuclear strike” (lo stesso acquisto del bombardiere nucleare F-35 da parte italiana, secondo il Pentagono, rappresenta “un fondamentale contributo al missione nucleare” americana).
Il commento di Daniel Högsta: “Questi dati dimostrano come la presenza di armi nucleari abbia impatto negativo per i paesi che le ospitano non solo dal punto di vista politico, ma anche della spesa pubblica. L’opinione pubblica dovrebbe rendersene conto! Sono invece già positivi gli impatti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari votato all’ONU a luglio 2017: diversi enti finanziari internazionali hanno iniziato a disinvestire dalla produzione di armi nucleari. Anche gli Stati dovrebbero fare lo stesso”.
Tra gli ulteriori focus del Rapporto MIL€X 2018: le spese italiane di supporto alle 59 basi USA in Italia (520 milioni l’anno) e di contribuzione ai bilanci NATO (192 milioni l’anno), i costi nascosti (Mission Need Urgent Requirements) delle “infinite” missioni militari all’estero (con approfondimenti sui costi di 16 anni di presenza in Afghanistan e 14 anni in Iraq), il costo della base militare italiana a Gibuti intitolata all’eroe di guerra fascista Comandante Diavolo (43 milioni l’anno), il “tesoretto” armato da 13 miliardi nascosto nel Fondo Investimenti voluto dal Governo Renzi (destinato anche ai nuovi droni armati della Piaggio Aerospace*), lo “scivolo d’oro” dimenticato per gli alti ufficiali (condannato dalla Corte dei Conti) e l’onerosa situazione dei 200 cappellani militari ancora a carico dello Stato (15 milioni l’anno tra stipendi e pensioni).

Santa Sede: piano Usa su armi nucleari, passo indietro nella storia

dalla pagina http://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2018-02/santa-sede-armi-nucleari-stati-uniti-mons--tomasi.html

Mons. Tomasi: il rilancio dell'arsenale nucleare Usa è un ritornare alla guerra fredda. E' una situazione che non promette nulla di buono

Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano

“Un passo indietro nella storia”: così mons. Silvano Maria Tomasi, del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, definisce il nuovo piano nucleare degli Stati Uniti che rilancia l’arsenale atomico americano con lo sviluppo di testate a potenza ridotta. Papa Francesco, parlando delle armi nucleari, ha già detto che l’umanità rischia il suicidio.

"A me sembra che abbiamo fatto un passo indietro nella storia - afferma mons. Tomasi - e si ritorna a quella che durante la Guerra Fredda era una competizione tra chi ha le armi più potenti per cercare di avere più influenza sulla situazione internazionale. La corsa agli armamenti ricomincia ed è veramente un passo che disturba profondamente la situazione attuale. Da una parte si cominciano a reinvestire enormi capitali nelle armi invece che nei servizi sociali che sono necessari alle persone che hanno bisogno di curare la propria salute o di mangiare o di svilupparsi; e dall’altra creiamo una tensione nuova - che non era necessaria - tra potenze nucleari. Quindi in questo momento siamo arrivati a una situazione che non promette molto di buono. E' una riaffermazione di potenza che stimola la competizione e aumenta il rischio che per accidente o per calcolo scoppi qualche testata atomica, creando delle conseguenze che non sappiamo come anticipare e come gestire una volta che questa catena di botta e risposta potesse cominciare".

Per il Pentagono, il nuovo piano degli Stati Uniti nasce dal fatto che bisogna guardare la realtà dritta negli occhi e vedere il mondo com’è.  "Ma chi è la minaccia?" - risponde mons. Tomasi - "La minaccia nasce dalla corsa agli armamenti perché se uno si provvede di strumenti di attacco che sono nuovi e di una sofisticatezza tecnologica più raffinata, altri dovranno o vorranno mettersi in moto per avere la stessa capacità, se non la volontà di superarla. Quindi il ragionamento diventa un circolo vizioso. Mi pare che dobbiamo ascoltare la voce di Papa Francesco che anche, recentemente, nel viaggio che ha fatto in Cile e Perù, ha ripetuto il monito che la corsa agli armamenti atomici e l’uso di questo mezzo di distruzione deve essere eliminato e dobbiamo tutti lavorare per creare relazioni internazionali basate sulla fiducia e non sulla minaccia reciproca. Questa è la strada che porta alla pace e allo sviluppo e non la corsa agli armamenti".