venerdì 24 febbraio 2012

Quanta "pace" a Vicenza ...

Vicenza ha un "Villaggio Della pace" abitato da militari USA e dalle loro famiglie, ha un "Viale Della pace" da cui si può godere la vista del muro di cinta di "Camp Ederle" o Caserma Ederle.

Poi c'è il Coespu da cui, ce lo conferma il gen. Umberto Rocca in un articolo apparso sulla stampa locale (leggi l'articolo) "iniziano le missioni di pace"...

Adesso avremo un "Parco della pace" come "compensazione", fianco a fianco con la nuova base Dal Molin - che si aggiunge a "Site Pluto", "ASP-7" (Fontega), la Ederle, le "facilities" a Lerino, Torri, etc. "Parco della pace": un pugno nello stomaco per molti cittadini che si sono opposti alla costruzione della nuova base.

Sia chiaro: ogni area verde è un "bene comune": ogni parco è quindi benvenuto! Auspicabile che la cittadinanza tutta possa esprimersi su cosa fare di questa area, su come utilizzarla, insieme. Nessuna parte può vantare diritti su proposte o priorità: il parco è di chi abita a Vicenza, per cui l'auspicio è che sia data a tutti i cittadini la possibilità di esprimersi, al di là di sigle e movimenti che dovrebbero (avrebbero dovuto) fare un passo indietro.

Chi di noi fa "presenza a Longare" ed è residente a Vicenza potrà fare la sua proposta su come utilizzare quello spazio verde; ma intanto suggeriamo anche:

non chiamiamolo "Parco della pace", non infanghiamo ancora una volta la parola 'Pace' che per molte persone ha veramente un significato. 

"Parco per la Pace" va già meglio ... apprezziamo lo sforzo, ma l'impressione rimane: la parola "Pace" è inflazionata, mentre non va mercificata, non va svuotata di senso: è un termine-concetto-simbolo da rispettare, è una delle parole che sostiene l'azione di chi crede che Pace sia molto di più di assenza di guerra, assenza di violenza, qualcosa che va costruito insieme in modo nonviolento.

Non accettiamo, e ti invitiamo a non accettare, la logica della compensazione...

se vuoi, leggi anche Compensazione. Come mascherare la realtà.
sul Coespu leggi «Da qui [Coespu a Vicenza] iniziano le missioni di pace.


gruppo presenza a Longare "Francesco Scalzotto"

  • per la conversione ad uso civile delle basi militari USA sul nostro territorio italiano
  • per la nonviolenza e la diplomazia onesta come strumenti preferenziali per risolvere le controversie internazionali
  • a difesa della nostra costituzioni e dell'articolo 11
  • contro le guerre, le finte missioni umanitarie
  • contro la continua corsa agli armamenti, l'apparato industriale bellico, il traffico di armi
  • contro l'ipocrisia di chi spaccia missioni militari per missioni umanitarie invece di dire quello che sono: difesa degli interessi di pochi, dell'1% a scapito del 99%
  • contro AFRICOM.



lunedì 20 febbraio 2012

25 febbraio - “100 piazze d’Italia contro i caccia F-35”

dal sito http://www.famiglieepace.it/

 

25 febbraio giornata delle “100 piazze d’Italia contro i caccia F-35”:

www.perlapace.it
www.disarmo.org
www.sbilanciamoci.org


A Vicenza:
  • Dalle 9 alle 19: gazebo per la raccolta firme in Piazza Castello - Donne in rete per la Pace
  • Ore 15.00: presidio silenzioso davanti alla Caserma Ederle
  • Ore 16,30: momenti di riflessioni e testimonianze in piazza Esedra, davanti al busto di Gandhi: interventi di Sergio Bergami, presidente del MIR nazionale, Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, rappresentanti di gruppi locali

     iniziativa promossa da:

    Logo campagna NOF35

    Logo Tavolo della Consultazione    Logo     Famiglie per la Pace    Logo MIR    Logo Movimento NonViolento

      domenica 19 febbraio 2012

      Una finta riforma della difesa

        

       La tanto sbandierata riforma della Difesa non comporterà alcun risparmio per lo Stato ma serve solo ad avere mani libere per acquistare più armamenti.
      Le comunicazioni del Ministro-Ammiraglio Di Paola alle Commissioni parlamentari sul nuovo Modello di Difesa, su cui si è discusso ieri in Consiglio dei Ministri e che dovrà ora approdare in Parlamento con un Disegno di Legge Delega, è un nuovo gioco di prestigio per fingere un cambiamento di rotta che nei fatti non esiste. In pratica, la montagna ha partorito il classico topolino.
      Dopo aver creato ad arte un effetto attesa per una riforma complessiva dello strumento militare e l’impostazione di un Nuovo Modello di Difesa che comportasse decisi risparmi, il Ministro-Ammiraglio Di Paola ha presentato oggi una proposta che di nuovo ha poco o nulla, ma si preannuncia come una operazione di ripulitura con minime sforbiciate in pochi aspetti residuali senza portare un euro reale di risparmio nelle casse dello Stato.
      “Dopo la manovra ‘Salva Italia’, che ha chiesto pesanti sacrifici a tutto il Paese con tagli a pensioni, sanità e welfare ci saremmo aspettati un contributo anche dal comparto Difesa, specialmente con la soppressione di inutili e costosi sistemi d’arma come il cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter – commenta Francesco Vignarca coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo – I soldi ricavati (ma non da subito) con il taglio di una parte del personale andranno invece solamente a coprire le maggiori spese previste per l’esercizio (formazione e manutenzione) ed investimento (sistemi d’arma)”.
      Il riequilibrio tra i costi del personale (attualmente si arriva quasi al 70%) e le altre voci di spesa militare non si configurerà come un dimagrimento dei fondi che lo Stato spende in questo comparto, sempre e stabilmente oltre i 21 miliardi di euro comprendendo anche soldi non inseriti nel bilancio del Ministero della Difesa. Con un vantaggio automatico e forte per l’industria a produzione militare e un assegno in bianco pronto ogni anno per pagare scelte di acquisizione di sistemi d’arma che una volta fatte vincoleranno il nostro Paese per decenni.
      L’esplosione disequilibrata delle spese militari italiane è da tempo denunciata dalla Rete Italiana per il Disarmo che ne ha sottolineato l’ingestibilità e la scarsa efficacia. Alle nostre sollecitazioni spesso si è risposto sminuendo con dati opachi il totale di spesa (per il 2012 quella prevista è di 23,1 miliardi di euro) e difendendo acriticamente una situazione evidentemente problematica. Ora che tali problemi vengono riconosciuti, forse più per obbligo congiunturale che per convinzione profonda, la risposta fornita non entra nella sostanza delle questioni e si declina in un semplice “gioco delle tre carte”.
      Viene poi riproposta la solita lamentazione sui pochi fondi a disposizione (ieri il Ministro in conferenza stampa ha parlato dei “soli 90 centesimi” per ogni cento euro di ricchezza contro gli 1,6 del resto d’Europa) ma ancora una volta presentando dati palesemente falsi. Nel conteggio infatti non vengono mai considerati i fondi delle missioni all’estero e quelli messi a disposizione dell’industria militare da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, in questo modo fortemente sottostimando le spese complessive.
      Se non volete credere a noi disarmisti almeno credete alla NATO – sottolinea Giorgio Beretta, ricercatore di Rete Disarmo – che in molti documenti ufficiali colloca la spesa militare italiana all’1.4% del PIL e non sotto l’uno percento come ostinatamente ribadisce il Ministero della Difesa ad ogni occasione”.
      Già da diversi anni si è tentato di spostare personale militare in altre amministrazioni, senza ottenere nessun risultato. Dare incentivi come ipotizzato nel provvedimento presentato dal Governo configurerebbe una grave forma di disparità rispetto ad altre categorie oggi colpite da tagli e riduzioni. Anche la tempistica proposta conferma la non volontà di intervenire concretamente: il periodo ipotizzato di venti anni completare la riduzione di 30.000 militari sembra a dir poco esagerato se si considera che il congelamento della leva per arrivare all’esercito professionale ha comportato un dimezzamento degli effettivi (oltre 100mila uomini) in meno di 10 anni.
      “Con l’ostentata volontà di andare avanti con l’acquisto del cacciabombardiere F-35 ci possiamo addirittura esporre ad un aumento delle spese militari – sottolinea Massimo Paolicelli esperto di questioni militari per Rete Disarmo – in quanto una riduzione così piccola degli aerei che si dovrebb NO F35 JSF ero acquistare (ma con i corposi tagli sugli ordinativi fatti dagli USA) non abbassa la fattura complessiva ed anzi rischia di vedere una crescita del costo unitario”. Con il risultato di acquisire aerei non ancora pronti (per le miriadi di problemi riscontrati nello sviluppo) e non avere alcun risparmio ma al contrario dover gestire per anni il mantenimento ed il supporto ad un nuovo aereo militare senza alcun ritorno reale in termini occupazionali e industriali.
      Tutte queste scelte sono poi presentate come già definite e pronte per essere implementate, con decisioni prese nel chiuso degli uffici del Ministero. Una revisione così importante come quella del Modello di Difesa e dello strumento militare dovrebbe invece partire da un ampio dibattito parlamentare e nell’opinione pubblica: prima di fare qualsiasi scelta operativa occorre capire cosa intendiamo per “difesa” e quali sono gli obiettivi da raggiungere. Eppure in Parlamento l’intenzione di discutere c’è, come testimoniano i diversi progetti di legge depositati (sia alla Camera che al Senato) per l’istituzione di una commissione bicamerale che riveda tutto lo strumento militare ed anche la recente votazione unanime di una Risoluzione in Commissione Difesa alla Camera (presentata dall’On. Di Stanislao) sulla necessità di coinvolgere le camere nella discussione e nelle scelte sul nuovo Modello di Difesa.
      Una cosa talmente sensata che anche il Ministro-Ammiraglio Di Paola ha rilasciato dichiarazioni positive a riguardo. Salvo poi procedere come suo solito “per via amministrativa” senza deviare dalla propria strada.
      In questo senso anche la scelta di una Legge Delega allarma tutto il mondo del disarmo che ben ricorda percorsi simili (che non lasciano per nulla spazio ad un confronto reale ed aperto) anche in altre questioni riguardanti il commercio di armamenti.
      La Rete Italiana per il Disarmo è oggi impegnata nella campagna “Taglia le ali alle armi!” contro l’acquisto da parte dell’Italia dei caccia F-35 che sta vedendo molti territori (sia con azioni della società civile che con mozioni degli Enti Locali) mobilitarsi per chiedere al Governo l’uscita dal programma e una vera trasparenza sui numeri che lo riguardano. Le ultime comunicazioni degli ufficiali della Difesa, anche di fronte al parlamento, hanno diffuso dati palesemente errati ed incompleti.
      da www.disarmo.org

      giovedì 9 febbraio 2012

      «Da qui [Coespu a Vicenza] iniziano le missioni di pace. Altro che guerra» ...

      ... questa affermazione è il titolo di una intervista al generale Umberto Rocca apparsa sulla stampa locale: leggi l'articolo.

      Per il momento rivolgiamo un semplice invito al generale Rocca e a quanti abusano, chi in buona fede e chi no, della parola e del concetto di Pace.
      Chiamiamo le cose con il loro nome: la Pace è Pace, l'ordine pubblico è un'altra cosa, le missioni di guerra sono un'altra ancora.

      Chi viene addestrato e pagato per un servizio di "ordine pubblico", di "pubblica sicurezza" non è chiamato a "portare la pace" ma a mantenere "ordine" (quale?) e garantire "sicurezza" (di chi?). Le forze di polizia dovrebbero (sarebbe bello poter usare l'indicativo ma la storia e la geo-politica anche recenti non lo permetteno) proteggere i cittadini, soprattuto quando manifestano e protestano in modo non violento, in modo che possano esercitare il loro diritto a manifestare pubblicamente le loro idee.
      Anche quando i Governi sono formalmente democratici spesso le "forze dell'ordine" abusano del loro potere e di fatto non sono a servizio dei cittadini ma di chi detiene il potere... Sappiamo poi cosa succede nei regimi non democratici ...


      Quanto alle "missioni di Pace", lasciamole a chi si è guadagnato il merito di chiamarle per nome: Peace Brigade International, Operazione Colomba della Papa Giovanni XXIII, le varie organizzazioni e movimenti cher promuovono e mettono in atto la nonviolenza ...

      Non abusiamo e non infanghiamo il termine "Pace".


      gruppo presenza a Longare