domenica 24 settembre 2017

False Flag Operations = Operazioni sotto falsa bandiera ...

dalla pagina https://www.macrolibrarsi.it/speciali/introduzione-estratto-dal-libro-false-flag-sotto-falsa-bandiera.php

Introduzione - Estratto dal libro "False Flag - Sotto Falsa Bandiera"

di Enrica Perucchietti

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Il 26 ottobre 2001 il presidente americano George W. Bush firma un disegno di legge presentato solo tre giorni prima dal repubblicano James Sensenbrenner e approvato dalla Camera e dal Senato. Si tratta dell’Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act of 2001, meglio noto come “USA Patriot Act”. L’autore della legge federale è Viet Dinh, assistente del Procuratore generale degli Stati Uniti. La norma rinforza il potere dei corpi di polizia e di spionaggio statunitensi allo scopo di ridurre il rischio di attacchi terroristici quali quelli avvenuti appena un mese e mezzo prima.
In questo modo la Casa Bianca è riuscita a introdurre delle restrizioni sulla privacy e, più in generale, delle misure “draconiane” per inasprire la sorveglianza dei cittadini e di tutti coloro che si apprestino a entrare sul suolo americano. Misure che sarebbero state impensabili e non sarebbero mai state accettate prima dell’Undici settembre. Questa tragica data è stata infatti intesa dall’amministrazione Bush come “un’occasione”, una “nuova Pearl Harbor”. David Rumsfeld avrebbe ammesso che l’Undici settembre aveva creato «il genere di opportunità offerto dalla seconda guerra mondiale per rimodernare la guerra».
Anche il presidente Bush e Condoleeza Rice avrebbero parlato dell’Undici settembre in termini di opportunità. Sulle macerie del World Trade Center sarebbe così nata l’occasione di soddisfare quelle che per i neocon erano le condizioni essenziali per promuovere l’imperialismo americano: l’attacco all’Afghanistan e all’Iraq, l’incremento delle spese belliche e la promozione della nuova dottrina della guerra preventiva.
Come per Pearl Harbor, quest’evento avrebbe diviso il passato e il futuro in un prima e un dopo. Uno spartiacque storico che avrebbe modificato per sempre l’immaginario e le strategie geopolitiche. Un tale shock collettivo, una crisi talmente profonda e devastante per l’opinione pubblica, che nulla dopo di esso sarebbe più stato come prima. Gli Stati Uniti avrebbero potuto rispondere con misure drastiche, ridurre le libertà civili, inasprire le misure di sorveglianza nei confronti dei cittadini, ricorrere alla detenzione preventiva dei sospetti e utilizzare la violenza fino in fondo.

Opportunità

Si tratta di creare i presupposti per poter poi raccogliere e sfruttare delle opportunità calcolate con cura e, in alcuni casi, di lasciare che gli eventi “avvengano” per poi strumentalizzare l’accaduto, anche qualora comporti tragedie e perdite di vite umane; altre volte si tratta di pianificare i cosiddetti “attacchi sotto falsa bandiera” per poter conseguire un determinato obiettivo, dopo avere manipolato degli “utili idioti” che poi divengono capri espiatori, e aver cooptato talpe, spie, dirigenti, informatori.
Ciò avviene sempre, però, in base a obiettivi precisi, strategie studiate a tavolino e interessi personali. Interessi che non corrispondono mai a quelli delle masse. Si tratta delle cosiddette “false flag operations” o “operazioni sotto falsa bandiera”: gli attacchi sotto falsa bandiera per incolpare il nemico sono sempre avvenuti – lo dimostra persino la storia antica – e non sono questione recente, né materia per “complottisti”.
Anche quello di creare un nemico esterno / capro espiatorio per coalizzare l’opinione pubblica contro tale fantomatico pericolo – come splendidamente descritto da George Orwell in 1984, con il nemico pubblico numero uno del Partito, Emmanuel Goldstein – è uno dei trucchi più vecchi del mondo.

L’espressione “false flag” ha origine nei combattimenti navali, in cui l’utilizzo di una bandiera diversa da quella reale, nell’imminenza di un attacco, è considerato accettabile, a condizione che la vera bandiera venga innalzata nel momento in cui inizia l’attacco vero e proprio.

Con l’espressione “false flag operations”, invece, si è passati a indicare delle operazioni belliche auto-create, ideate cioè per far credere che l’attacco sia stato effettuato da gruppi diversi, rispetto ai reali esecutori, al fine di addossare loro la responsabilità di quanto accaduto, legittimando così eventuali rappresaglie, oppure, come si preferisce ammettere a denti stretti, di “sfruttare” qualche ghiotta opportunità. Dall’antichità a oggi le modalità si sono affinate, ma le strategie belliche di strumentalizzazione sono rimaste immutate.

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Senza l’Undici settembre, non si sarebbe riusciti a convincere l’opinione pubblica a introdurre una serie di restrizione della privacy sul modello del Patriot Act, proprio come cinquant’anni prima non si sarebbero convinti gli americani a entrare in guerra senza l’attacco di Pearl Harbor. Due episodi tragici hanno segnato non solo la storia, ma anche il destino del Paese e del mondo, con una serie di reazioni a catena impossibili da fermare o invertire.
Nell’estate del 2002 un comitato di consulenti del Pentagono propose, ci ricorda Pino Cabras,
«... la creazione di una squadra di un centinaio di uomini, il P2OG (Proactive Preemptive Operations Group, ossia Gruppo azioni attive e preventive), con il compito di eseguire missioni segrete miranti a “stimolare reazioni” nei gruppi terroristici, spingendoli a commettere azioni violente che poi li metterebbero nelle condizioni di subire il “contrattacco” delle forze statunitensi. Il paradosso di una simile operazione è spinto fino a limiti estremi.
Pare che il piano debba in qualche modo opporsi al terrorismo causandolo. [...] Un’organizzazione come questa è perfetta per creare confusione e depistaggi, quel genere di caos che si determina nel passaggio dall’infiltrazione alla provocazione. Il documento del Pentagono si spinge poi a spiegare che l’uso di questa tattica consentirebbe di considerare responsabili degli atti terroristici provocati quei Paesi che ospitassero terroristi, a quel punto considerati dei Paesi a rischio sovranità».
Come vedremo, delle operazioni clandestine sono state approvate dalla CIA in funzione anticomunista dal 1948 in poi, anche se l’utilizzo di false flag è ben più “antico”.
Stragi, omicidi e attentati hanno però sempre un obiettivo specifico: generare paura; consolidare il potere o, all’opposto, produrre un cambio al vertice; indurre colpi di Stato od ottenere un casus belli per legittimare agli occhi dell’opinione pubblica una guerra; promuovere una svolta autoritaria oppure l’ennesima restrizione della libertà, che in tempi “normali” sarebbe impensabile proporre ai cittadini.

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