venerdì 16 giugno 2017

UE: non investire nelle armi

dalla pagina https://act.wemove.eu/campaigns/ue-non-investire-nelle-armi

Ai Membri europei del Parlamento e del Consiglio europeo

Petizione

Impedisci l’inclusione della ricerca per l’industria bellica nel nuovo budget dell’UE. Nessuna sovvenzione europea dovrebbe andare alla tecnologia militare. I finanziamenti per la ricerca dovrebbero essere destinati a progetti che sviluppano modi non violenti per prevenire e risolvere i conflitti ed in particolare per affrontare le cause alla radice dell’instabilità.

Perché è importante?

Vogliamo tutti vivere in un mondo pacifico ed è per questo che è stata creata l’Unione europea.
Ma la Commissione europea, sotto la forte pressione dell’industria bellica, sta ora progettando di stanziare migliaia di milioni di euro di denaro pubblico per sviluppare una tecnologia militare avanzata per la prima volta da quando esiste l’Unione [1].
Anche se viene presentata come una misura di "difesa", la verità è che lo scopo di questi sussidi è di preservare la competitività dell’industria bellica e la sua capacità di esportare all’estero, anche in paesi che contribuiscono all’instabilità e che prendono parte a conflitti letali, come l’Arabia Saudita [2].
L'anno scorso i nostri governi ed europarlamentari hanno votato uno stanziamento di 90 milioni di euro su 3 anni per finanziare la ricerca militare e questo è solo l’inizio.
La Commissione Ue sta spingendo sui finanziamenti alle “strategie di difesa” usando fondi già esistenti, a discapito di programmi regionali e strutturali di aiuto allo sviluppo e, persino, del programma Erasmus per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport, che dovrebbero d’ora in poi contribuire a "competenze di difesa"! [3]
Lo scorso 7 giugno la Commissione ha presentato ufficialmente Piano d'azione europeo in materia di difesa [4] insieme alla proposta di una dotazione annua stimata di 500 milioni di euro dal budget Ue per la ricerca e lo sviluppo nel settore bellico e degli armamenti nel 2019-2020 [5]. Si prevede che nel 2021 questo stanziamento cresca e raggiunga i 1,5 miliardi all’anno. La situazione è molto più grave di quella in cui ci trovavamo nel novembre 2016 [6].
Il Fondo comprende, inoltre 4 miliardi di contributi nazionali annuali per finanziare l’ultima fase del processo: l’acquisizione di equipaggiamenti militari e lo sviluppo congiunto da parte degli Stati membri. La Commissione ha proposto che i contributi nazionali da destinare al Fondo siano esclusi dalla soglia di disavanzo del 3% del PIL che gli Stati membri sono tenuti a rispettare. Un privilegio che non è accordato a settori come l’educazione, la sanità pubblica o gli investimenti per la tutela dell’ambiente.
Questi provvedimenti significheranno tagli drastici a scapito di altre priorità di spesa sia a livello europeo sia a livello nazionale. L'UE insiste sul fatto che tale finanziamento dovrebbe essere aggiunto alle spese militari nazionali, e non essere un loro sostituto.
È ormai chiaro che dopo anni di manovre dietro le quinte, l’industria bellica si è riuscita ad ottenere il supporto di alcuni paesi europei e di alti funzionari, riuscendo a far passare le spese belliche sotto forma di “ricerca”, e più in generale a sbarazzarsi delle norme che limitano i finanziamenti dell'UE a impieghi civili.
Ma abbiamo ancora una possibilità per evitare che i soldi dei contribuenti europei vengano usati per finanziare le guerre. Diciamo ai membri del Parlamento europeo che vogliamo che lavorino per la pace, non per sovvenzionare le armi.

In partenariato con la Rete europea contro il commercio delle armi (ENAAT)