sabato 30 luglio 2016

Brzezinski: “L’interesse nazionale dell’America” [U.S.A.]

dalla pagina http://it.sputniknews.com/opinioni/20160726/3202359/Brzezinski-usa.html

di Giulietto Chiesa
In sintesi: staccare la Russia dalla Cina, metterle l’una contro l’altra. E convincere quella delle due che ci starà a diventare un partner privilegiato degli USA.

Facile a dirsi, ma difficile da farsi. Eppure bisogna farlo, altrimenti l'alternativa che si para davanti agli Stati Uniti sarà secca e inevitabile: o perdere il proprio ruolo dominante nel mondo, o andare incontro a un "mutuo suicidio assicurato", cioè allo scontro strategico (nucleare e di altro tipo) con uno dei due antagonisti, o con entrambi.

Vecchio ma mai domo, Zbignew Brzezinski affronta di petto la situazione "catastrofica" in cui si trovano gli Stati Uniti d'America in un articolo che — come altri della sua carriera — è destinato a lunga fama. Pubblicato su "The American Interest", il saggio ha tutta l'aria di essere un consiglio per la signora Hillary Clinton, presidente americana prossima ventura. Ed è, come il solito, una brillante rassegna di crude verità, accompagnate da una totale improntitudine verso il resto del mondo.
Il "polacco" rimane convinto che l'America può fare quello che vuole, basta che decida. Certo, la situazione non è brillante: il problema è quello di individuare la giusta direzione. Ed essa si chiama "Verso un riallineamento globale" (Toward a Global Realignment"). Il titolo non lascia equivoci: riallineamento del mondo dietro gli Stati Uniti, che si potrà fare ponendo fine alla stagione del "Risveglio politico globale" ("Global Political Awakening").
Brzezinski cita il "se stesso" del 2008, che pubblicò sul New York Times un articolo altrettanto epocale, il cui scopo evidente era di "dare la linea" al presidente Barack Obama (NYT 2008, 12,16). Il quale la fece propria, con gli effetti davvero catastrofici che ora il mondo intero, insieme all'America, sta sperimentando. Il trucco che Brzezinski propose a Obama non era poi molto diverso da quello che egli propose di usare contro l'Unione Sovietica dei tempi dell'invasione dell'Afghanistan. L'America cominciava a barcollare? Il nemico diventava arrogante? Ebbene: diamogli il suo bel Vietnam e vediamo come se la cava. Per fare l'operazione era stato necessario inventare Al Quaeda e scatenare i fondamentalisti islamici allevati dall'Arabia Saudita. Funzionò alla perfezione. 
E funzionò perfettamente anche con l'11 settembre 2001, quando gli ex mujaheddin si trasformarono in comodi strumenti di copertura del "colpo di stato mondiale" che i neocon organizzarono per cementare l'intero Occidente attorno alla guida americana. Serviva a distrarre l'attenzione del mondo intero dal fatto — sempre più evidente — che la crisi non derivava dal nemico rosso (che ormai non c'era più), ed era tutta interna al meccanismo del cosiddetto Mercato occidentale. E dunque occorreva, al contempo, creare un altro "nemico mortale", l'"Islam". Seguirono l'Afghanistan, l'Irak, (più tardi la Libia, la Siria). Fu quello il "riallineamento" dell'epoca. Ma durò solo sette anni. Dopo i quali arrivò il crollo di Lehman Brothers, la crisi dei subprime, il fallimento di Wall Street e dell'immensa montagna di derivati di carta che l'America aveva disseminato in tutte le direzioni.
Con il "Global Political Awakening", Brzezinski (e il suo allievo Obama) prepararono un altro bel Vietman: questa volta all'Europa (e, di nuovo, alla Russia). Questa volta furono le "rivoluzioni colorate", dovunque possibile; furono le "primavere arabe"; furono i colpi di stato insufflati (incluso quello di Kiev del 2014, fino a quello di Ankara del 2016); fu (ed è) il terrorismo diffuso, capillare, organizzato (con l'apporto dei servizi segreti, a loro volta tutti controllati da quelli americani e dal Mossad, sempre in prima linea) e più o meno spontaneo; furono (e sono) le migrazioni di massa che si sono riversate sull'Europa, e che saranno intensificate; furono le massicce campagne di manipolazione dell'opinione pubblica, attraverso diffusione di notizie false; fu l'uso massiccio dei "metadata" accompagnato e integrato da quello dei social network, tutti monopolisticamente in mano agli Stati Uniti. Il "Global Political Awakening" fu, in sostanza, l'applicazione della teoria del Caos. Applicazione dedicata all'Europa.
Ma tutto questo — e bisogna dare atto a Brzezinski che sull'Europa ha funzionato — ha contagiato anche l'America. Il caos non è solo quello artificiale, prodotto verso l'esterno. E' anche il frutto velenoso del meccanismo impazzito che sono gli Stati Uniti stessi. Soprattutto non è riuscito a intaccare i nemici esterni. Russia e Cina sono ancora lì. E più passa il tempo, più appaiono in condizione di "creare improvvisamente le condizioni di rendere l'America militarmente inferiore".

Ed ecco riapparire Brzezinski con la sua nuova ricetta: il "riallineamento". Come detto sopra, qui non si parla dell'Europa. L'Europa è già dominata (o viene ritenuta tale). Obbedirà, con le buone o con le cattive. La pratica del caos organizzato, e ormai anche spontaneo, verrà, se necessario, intensificata. Il problema non è l'Europa: il problema è la Russia, che non si arrende. E la Cina, che continua la sua marcia imperterrita, nemmeno sfiorata dalla crisi dell'Occidente. Quale delle due scegliere come partner tattico? Qui Brzezinski perde la sua lucidità e oscilla incerto. La leadership americana, scrive, deve "contenere" entrambi, ma puntare a eliminare uno dei due. E il più probabile candidato "al momento è la Russia".

Solo che costringere alla resa la Russia non pare facile. Altrettanto non facile è trasformare la Cina in un partner affidabile. Che, nel presente momento, è come se un giovincello a bordo di una bicicletta si ponesse il compito di trascinare un elefante. E poi c'è il fattore tempo: "in prospettiva — scrive Brzezinski — potrebbe essere la Cina a divenire intrattabile". Che guaio!
Hillary Clinton, questa volta, viene lasciata nel dubbio. La ricetta di Brzezinski non è una ricetta. Ma sarà applicata: intensificazione del caos globale e concentrazione dell'offensiva contro la Russia.

venerdì 29 luglio 2016

Spesa militare italiana: oltre 2,5 milioni di euro all'ora...

dalla pagina http://milex.org/

Oltre 2,5 milioni di euro ogni ora. E' l'incredibile dimensione della spesa militare italiana. Mezzo milione l'ora solo per l'acquisto di nuovi armamenti. Un investimento che sottrae preziose risorse ad altre voci di spesa pubblica (sanità, istruzione, pensioni, ambiente) e che oggi non è possibile controllare in maniera democratica proprio per mancanza di dati ed analisi certe.

Per questo Francesco Vignarca (Rete Italiana Disamo) ed Enrico Piovesana (Fatto Quotidiano) insime al Movimento Nonviolento hanno deciso di lanciare un percorso verso un Osservatorio sulle spese militari italiane (MIL€X) il cui primo passo sarà la realizzazione del primo Rapporto annuale sulle spese militari italiane. Per realizzarlo è stato lanciato un progetto di crowdfunding attivo in questi giorni che potete trovare su Eppela all'indirizzo https://www.eppela.com/it/projects/9285-mil-x-2016

E’ importante che si riesca a concretizzare questo prezioso strumento civico di monitoraggio su una tematica di cui le organizzazioni e campagne pacifiste e disarmiste si sono sempre occupate e che impatta fortemente sulle dinamiche economiche negative che la finanza etica ha invece sempre combattuto. L’invito dunque è quello di sostenere il progetto MIL€X partecipando al cro! wdfunding entro il 5 di agosto e costruendo così un nuovo strumento di contrasto alle politiche di militarizzazione e diffusione della guerra nel mondo.

Per maggiori informazioni > milex.org

Presentazione video del progetto > https://www.youtube.com/watch?v=I8A1BBKGR_A



«Dobbiamo vigilare contro l'acquisizione di un'ingiustificata influenza da parte del complesso militare-industriale, sia palese che occulta. Non dobbiamo mai permettere che il peso di questa combinazione di poteri metta in pericolo le nostre libertà e processi democratici. Soltanto un popolo di cittadini allerta e consapevole può trovare un adeguato compromesso tra l'enorme macchina industriale e militare di difesa e i nostri metodi e fini pacifici, in modo che sicurezza e la libertà possano prosperare assieme».
Presidente degli Stati Uniti d’America Dwight D. Eisenhower,
Discorso di addio alla nazione del presidente, 17 gennaio 1961


«Il denaro che oggi si sperpera a costruire ordigni di morte che recano in essi la fine dell’umanità, serva, invece, a combattere la fame nel mondo. Mentre io parlo migliaia di creature umane lottano contro la fame e di fame muoiono. Si svuotino gli arsenali e si colmino i granai».
Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini,
Discorso di Città del Messico, 27 marzo 1981

lunedì 25 luglio 2016

LA NATO E IL «GOLPE» TURCO

dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/17364734?tk=HDUd5U0Pque79C2krQLpJ8w7-oApeSXtes2aCcecQ-w



Comitato promotore della campagna
#NO GUERRA #NO NATO

23 lug 2016 — Manlio Dinucci
Erdogan in fuga che vola sull’Europa alla ricerca di un governo che gli conceda l’asilo politico, i golpisti ormai al potere perché occupano la televisione e i ponti sul Bosforo, Washington e le capitali europee, perfino la Nato, colte di sorpresa dal golpe: queste le prime «notizie» dalla Turchia. Una più falsa dell’altra.

Emerge anzitutto il fatto che, pur nella sua tragicità (centinaia di morti e migliaia di arresti), quella in Turchia si presenta come la messinscena di un colpo di stato. I golpisti non cercano di catturare Erdogan, ufficialmente in vacanza sul Mar Egeo, ma gli lasciano tutto il tempo per spostarsi.

Occupano simbolicamente la televisione di stato, ma non oscurano le emittenti private filogovernative e Internet, permettendo a Erdogan di usarle per il suo «appello al popolo». Bombardano simbolicamente il parlamento di Ankara, quando è vuoto.

Occupano i ponti sul Bosforo non in piena notte, ma in modo plateale la sera quando la città è affollata, mettendosi così in trappola. Non occupano invece le principali arterie, lasciando campo libero alle forze governative.

L’azione, pur destinata al fallimento, ha richiesto la preparazione e mobilitazione di migliaia di uomini, mezzi corazzati e aerei. Impossibile che la Nato fosse all’oscuro di ciò che si stava preparando.

In Turchia c’è una rete di importanti basi Nato sotto comando Usa, ciascuna dotata di un proprio apparato di intelligence.

Nella gigantesca base di Incirlik, da cui opera l’aviazione statunitense e alleata, sono depositate almeno 50 bombe nucleari Usa B-61, destinate ad essere sostituite dalle nuove B61-12.

A Izmir c’è il Comando terrestre alleato (Landcom), ossia il comando addetto alla preparazione e al coordinamento di tutte le forze terrestri della Nato, agli ordini del generale Usa Darryl Williams, già comandante dello U.S. Army Africa a Vicenza. Il quartiere generale di Izmir è stato visitato alla fine di giugno dal nuovo Comandante supremo alleato in Europa, il generale Usa Curtis Scaparrotti.

Oltre ai comandi e alle basi ufficiali, Usa e Nato hanno in Turchia una rete coperta di comandi e basi costituita per la guerra alla Siria e altre operazioni.

Come ha documentato anche un’inchiesta del New York Times, nel quadro di una rete internazionale organizzata dalla Cia, dal 2012 è arrivato nella base aerea turca di Esenboga un flusso incessante di armi, acquistate con miliardi di dollari forniti dall’Arabia Saudita e altre monarchie del Golfo, che sono state fornite attraverso il confine turco ai «ribelli» in Siria e anche all’Isis/Daesh.

Forniti di passaporti falsi (specialità Cia), migliaia di combattenti islamici sono affluiti nelle province turche di Adana e Hatai, confinante con la Siria, dove la Cia ha aperto centri di formazione militare.

È quindi del tutto falsa la «notizia», diffusa in questi giorni, che Washington non gradisce un alleato come Erdogan perché questi sostiene sottobanco l’Isis/Daesh.

Ancora non ci sono elementi fondati per capire se c’è, e in quale misura, una incrinatura nei rapporti tra Ankara e Washington e soprattutto quali ne siano i motivi reali. Accusando Fethullah Gulen, residente negli Usa dal 1999 e alleato di Erdogan fino al 2013, di aver ispirato il golpe, e richiedendone l’estradizione, Erdogan gioca al rialzo, per ottenere dagli Usa e dagli alleati europei maggiori contropartite per il «prezioso ruolo» (come l’ha definito Stoltenberg il 16 luglio) della Turchia nella Nato.

Intanto Erdogan fa piazza pulita degli oppositori, mentre la Mogherini avverte che, se usa la pena di morte, la Turchia non può entrare nella Ue, poiché ha firmato la Convenzione sui diritti umani.

(il manifesto, 19 luglio 2016)

giovedì 14 luglio 2016

9/11 INCONTROVERTIBLE: fu un "inside job"

dalla pagina http://www.incontrovertible911evidence.co.uk/

Il nuovo film-documentario sul 9/11 di Tony Rooke

INCONTROVERTIBLE presenta punti di vista di poliziotti, vigili del fuoco, soldati
che esprimono le loro gravi preoccupazioni sulla spiegazione ufficiale degli eventi del 9/11. Il film ha lo scopo di controbattere la propaganda e le menzogne dei mezzi di comunicazione "mainstream" ["ufficiali"] sugli attacchi dell'11 settembre 2001.

Petizione al Governo UK
E' stata lanciata una nuova petizione al governo UK per chiedere una indagine appropriata sul crollo dell'Edificio 7 del World Trade Center




settembre 2013 - Tony Rooke è ... 

Un signore inglese vince la causa legale contro la BBC che ha mentito sui fatti dell'11 settembre 

La giornalista della BBC annuncia il crollo dell'Edificio 7 (il WTC7 noto anche come Solomon Brothers) del World Trade Center a New York ... ma, come si vede dalle immagini in diretta dietro di lei, il WTC7 è ancora integro; crollerà circa 20 minuti dopo ...

leggi anche
11 settembre 2001: ripensaci – ReThink911

lunedì 11 luglio 2016

Sproporzione, squilibrio, asimmetria ... le "forze dell'ordine" di fronte alla forza della nonviolenza

dalla pagina http://uk.businessinsider.com/police-shootings-minnesota-louisiana-dallas-national-standards-2016-7?r=US&IR=T
 

A demonstrator protesting the shooting death of Alton Sterling is detained by law enforcement near the headquarters of the Baton Rouge Police Department in Baton Rouge, Louisiana, 
July 9, 2016. Jonathan Bachman / Reuters 

Una manifestante che protestava per l'uccisione di Alton Sterling è fermata dalle forze dell'ordine vicino al quartier generale del Dipartimento di Polizia a Baton Rouge, Louisiana, 
9 luglio 2016.  JB / Reuters

dalla pagina http://www.huffingtonpost.it/2016/07/11/black-lives-matter-usa-foto-resistenza-pacifica_n_10923214.html?utm_hp_ref=italy

Questa foto sul movimento Black Lives Matter in America dovrebbe essere vista da tutto il mondo

Una foto di una sconosciuta dimostrante alla manifestazione pacifica "Black Lives Matter" (Le vite dei neri contano) a Baton Rouge, in Louisiana, è diventata una delle immagini più potenti dello scontro tra i neri d'America e forze di polizia. Lo scorso sabato, più di 100 persone sono state arrestate durante la protesta fuori dal quartier generale delle forze armate, scatenata dalla morte di Alton Sterling, ucciso da un colpo di pistola sparato dalla polizia fuori dalla toilette di un negozio. Almeno 3 giornalisti figurano tra gli arrestati.
La donna nell'immagine qui sopra, immortalata dal fotografo dell'agenzia Reuters Jonathan Bachman, era tra gli arrestati poiché si era rifiutata di abbandonare un'area in cui non era consentito l'accesso. Né la Reuters, né l'Associated Press sono riusciti a dare un nome a questa donna - poi sottoposta a fermo -, nonostante la foto sia destinata a diventare emblematica tanto quanto quella dell'uomo postosi contro i carro armati di piazza Tiananmen
Il fotografo Bachman ha dichiarato che la polizia in divisa antisommossa ha spinto i protestanti fuori dalla Airline Highway, verso una zona della strada dove lui ha potuto scorgere la donna che, con grande tranquillità, era piantata sui suoi piedi e si rifiutava di muoversi. Come da lui testimoniato, la maggioranza dei dimostranti hanno agito pacificamente, e l'azione della ragazza ne è un simbolo.
"È successo tutto velocemente, però posso assicurare che la donna non voleva muoversi. Era come se volesse dire: "Se volete che mi sposti dovrete prendermi di peso". Ho subito scattato la foto, era significativo il contrasto tra lei in abito lungo e i poliziotti in divisa antisommossa." Lei non diceva nulla e gli agenti non si decidevano a portarla via di lì. Alla fine, secondo quanto riporta il New York Daily News, è stata presa in custodia nella tarda serata di sabato. [continua]

 

giovedì 7 luglio 2016

Sosteniamo le manifestazioni di Varsavia contro il summit NATO

dalla pagina https://www.change.org/p/la-pace-ha-bisogno-di-te-sostieni-la-campagna-per-l-uscita-dell-italia-dalla-nato-per-un-italia-neutrale/u/17182592?tk=9KpdgTkb_u3AyG9XqTNGGw-tPy6-e4lH5bQ5ig7dsRQ

Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia

APPELLO PER UN'AMPIA PARTECIPAZIONE ALLE MANIFESTAZIONI DI VARSAVIA PREVISTE PER L'8, 9 E 10 LUGLIO

Nei giorni 8 e 9 luglio prossimi si terrà a Varsavia il vertice della NATO. Questo vertice si svolge mentre sono in corso guerre che imperversato dall'Occidente al Medio Oriente e che hanno già lasciato centinaia di migliaia di morti, distrutto le infrastrutture e compromesso irrimediabilmente le condizioni per la stabilità politica e la pace sociale.

Negli stessi giorni, rappresentanti del movimento contro la guerra terranno una conferenza stampa per riferire ai media le attività che sono state programmate durante il vertice della NATO, e verranno organizzate azioni congiunte di protesta contro le politiche che promuovono le guerre e i conflitti. Sono previsti: un vertice alternativo in cui si discuterà come fare per prevenire le guerre invece che che crearle e una manifestazione nel centro di Varsavia per protestare contro la guerra e il militarismo.

“Noi crediamo che il mondo si trovi in questo momento ad affrontare una situazione molto pericolosa e instabile. Le politiche di guerra e il militarismo stanno crescendo in Polonia e a livello internazionale, causando ulteriore destabilizzazione e conflitti tra i paesi. Pensiamo che le politiche della NATO, degli Stati Uniti e dell'Occidente stanno portando questa regione e il mondo in una situazione estremamente pericolosa. Abbiamo già visto gli effetti delle guerre della NATO in aree come il Medio Oriente e il costo umano di queste nella la grande ondata di profughi che fuggivano da queste zone di conflitto. Noi non crediamo che il vertice della NATO migliorerà la situazione, pensiamo piuttosto che possa peggiorarla. È per questo motivo che stiamo organizzando il vertice alternativo e le manifestazioni a Varsavia.”

Tutte le informazioni sono disponibili su: www.no-to-nato.org

domenica 3 luglio 2016

11 settembre 2001: ripensaci – ReThink911

Architetti e Ingegneri per la Verità sull’ 11 settembre

AE911truth.org - verità sull' 11 settembre
AE911Truth.org
2564 Ingegneri e Architetti affermano che il crollo delle Torri Gemelle (WTC-1 e 2) dell’Edificio 7 (WTC-7) del World Trade Center fu il risultato di demolizioni controllate
   
L’ 11 settembre 2001 per la prima (e ad oggi ultima) volta nella storia dell’ingegneria civile, non 1, non 2 ma ben 3 grattacieli con strutture in acciaio e cemento sarebbero crollati – in modo simmetrico cioé su se stessi,  e praticamente in caduta libera – a seguito dell’impatto di un aereo di linea e conseguente incendio (Torri Gemelle) e, rispettivamente, per un incendio alimentato da attrezzatura e materiali da ufficio (nel caso dell’Edificio 7, WTC-7, di 47 piani) …

La demolizione controllata, che presuppone una lunga e accurata progettazione e l’impiego di potenti esplosivi, rimane l’unica ipotesi logica e plausibile e l’unico modello in grado di spiegare gli eventi dell’11 settembre al World Trade Center, mentre i modelli proposti dalle indagini ufficiali sull’ 11 settembre NON corrispondono alla realtà di come sono avvenuti i crolli:

  • i modelli “ufficiali” proposti [“Pancake collapse” e “Pile driver collapse”] sono di fatto  sbagliati
  • l’unico modello che fino ad ora corrisponde alla realtà dei crolli dei 3 edifici è quello di demolizione controllata, che richiede progettazione e cariche esplosive, come l’organizzazione Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11 Settembre AE911Truth.org da anni afferma.

Un semplice ed efficace video è disponibile per illustrare le implicazioni dei vari modelli e la loro corrispondenza o meno ai dati reali: 9/11 Experiments: The Force Behind the Motion.

Il fisico David Chandler ha dimostrato (video) che l’Edificio 7 (WTC-7) è crollato in perfetta caduta libera per circa 2,5 sec (su un totale di 6,5 sec, contro i teorici 6,2 sec di una completa caduta libera); un edificio può crollare in caduta libera o quasi solo nel caso di demolizioni controllate, in cui cariche esplosive eliminano la resistenza offerta dalla struttura stessa dell’edificio (muri, architravi, colonne, …).


Ri-Pensa l’11 settembre
L’evidenza potrebbe sorprenderti
 
ReThink911.orgReThink911è la campagna internazionale promossa dagli Architetti e Ingegneri USA di ae911truth.org   

La petizione: proposta da “ReThink911” chiede la costituzione di una commissione di inchiesta, autorevole e indipendente, per indagare sugli eventi dell’ 11 settembre 2001. Finora è stata sottoscritta da 22217 persone.

Lo sapevi che una terza torre è caduta l’11 settembre 2001?

11 settembre: la terza torre WTC-7
Si tratta dell’Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell’11 settembre … eppure non è stato colpito da un aereo, l’incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi, ricercatori indipendenti hanno trovato tracce evidenti di esplosivi molto potenti e ad elevata tecnologia, in uso solo in alcuni laboratori militari…

Ma chi non cerca non può trovare… L’indagine ufficiale ha inizialmente ignorato completamente l’Edificio 7. Successivamente i ricercatori ufficiali hanno proposto dei modelli che però non corripondono al modo in cui gli edifici sono crollati e non hanno investigato l’eventuale uso di materiale esplosivo: non cercandolo non l’hanno trovato!

Anche i mezzi di comunicazione di massa ufficiali (mainstream mass media) hanno volutamente ignorato e superficialmente denigrato anche i tentativi onesti e razionali di ricerca della verità su quanto avvenuto a New York l’ 11 settembre 2001, come ad esempio il New York Times…


Quindi, secondo il NY Times, 2 aerei avrebbero fatto crollare 3 edifici: le Torri Gemelle la mattina e l’Edificio 7 nel pomeriggio…

Se hai ancora dubbi e vuoi più informazioni...
guarda:

  • video di 30 sec sul crollo di WTC-7 da vari punti di vista 
  • video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate
  • l’intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano]
  • i video di Massimo Mazzucco (luogocomune.net/site): 11 Settembre – La nuova Pearl Harbor (l’opera più esaustiva sull’11 settembre!!!) e Il Nuovo Secolo Americano per capire come è nata l’operazione false flag 9/11 (false flag = un attacco attribuito ad altri, nel caso specifico a Osama Bin Laden da un rifugio in Afghanistan…)
  • il film di Giulietto Chiesa, Zero
  • Behind The Smoke Curtain: What Happened at the Pentagon on 9/11, and What Didn’t, and Why it Matters di Barbara Honegger ha ampiamente dimostrato [video in italiano] che quello al Pentagono fu un inside job = auto-attentato e una operazione false flag
  • altri video nella nostra lista video http://presenzalongare.blogspot.it/p/video.html

leggi: