sabato 28 novembre 2015

Vigili del Fuoco, Architetti e Ingegneri sfatano i miti sull'11 settembre...

Firefighters, Architects & Engineers Expose 9/11 Myths ... 

visita: 
il sito di Architetti e Ingegneri per la verità sull'11 settembre: ae911truth.org
il sito dei Vigili del Fuoco per la verità sull'11 settembre: ff911truth.org



Grazie a AE911Truth.org, 2393 Ingegneri e Architetti, la maggior parte dei quali statunitensi, hanno dichiarato che il crollo delle Torri Gemelle e dell'Edificio 7 del World Trade Center è stato il risultato di demolizioni controllate

e il fisico David Chandler lo ha dimostrato ...

ha lanciato la petizione internazionale
ReThink911.org/petition
leggi e firma la petizione: chiede la costituzione di una commissione di inchiesta, autorevole e indipendente, per indagare sugli eventi dell' 11 settembre 2001 
21630 persone lo hanno fatto


"Ri-Pensa l'11 settembre - L'evidenza potrebbe sorprenderti"
Campagna internazionale promossa dagli Architetti e Ingegneri USA di ae911truth.org   
Lo sapevi che una terza torre è caduta l'11 settembre 2001?  
Si tratta dell'Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell'11 settembre ... eppure non è stato colpito da un aereo, l'incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi ...
 

Se hai dubbi e vuoi più informazioni, guarda: 

- video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate...

- l'intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano] 

- i video di Massimo Mazzucco: 11 Settembre - La nuova Pearl Harbor (luogocomune.net/site) l'opera più esaustiva sull'11 settembre

- il film di Giulietto Chiesa, Zero

- Barbara Honegger ha dimostrato in modo logico e dettagliato [video in inglese] che quello al Pentagono fu un "inside job" = auto-attentato 

leggi anche: 
- l'interessante libro di Roberto Quaglia: Il mito dell'11 settembre mito11settembre.it 
- la nostra pagina Il Re è nudo: 9/11 - An Inside Job False Flag Operation

martedì 24 novembre 2015

Loretta Napoleoni: «I bombardamenti? Inutili»

dalla pagina http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/I-bombardamenti-Inutili-.aspx

Esattamente un anno fa, in occasione dell’uscita italiana del suo Isis, lo stato del terrore, Loretta Napoleoni spiegava ad Avvenire che la «terza guerra mondiale a pezzi» evocata dal Papa «è un fatto, non una suggestione. Ora le cancellerie – osservava l’analista italiana, considerata uno dei massimi esperti di terrorismo al mondo – devono decidere: fermare l’escalation militare o peggiorare la situazione, con ripercussioni ad amplissimo raggio». Quasi al termine del 2016, si contano i morti a Parigi, nel Mali, la Libia si è balcanizzata, la Siria è un vasto campo di battaglia, lo Yemen viene regolarmente bombardato dalla coalizione saudita; Egitto, Turchia e Tunisia vengono bersagliati da attentati, il Libano è sempre meno stabile, in Israele sono riprese le violenze, e non c’è un solo Paese del Medio Oriente nel quale trascorra una giornata senza che un colpo venga sparato.

Cosa è diventato e cosa rappresenta il Daesh?
Gli sviluppi sono abbastanza drammatici. A cominciare dalla crescente espansione territoriale. Oggi possiedono più risorse che in passato. Soprattutto contano su una schiacciante supremazia di adepti a livello internazionale. Militanti per i quali la religione è solo una copertura. Una galassia che va da Boko Haram (Nigeria), Shabaab (Soma-lia), al-Qaeda nel Maghreb, solo per citarne i principali. Bisogna poi aggiungere che al di fuori del proprio territorio l’Is sta rafforzandosi in Paesi come Egitto e Libia.

Perché Daesh risulta così attraente a tanti giovani figli di immigrati che spesso non hanno mai messo piede fuori dall’Europa? 
Ci troviamo davanti a un’ideologia nazionalista che usa la religione come pretesto. C’è una forte spinta antimperialista e in Europa il processo di radicalizzazione ha ottenuto un successo tale da permettere un deciso cambio di strategia.

Quale? Prima si andava a combattere in Siria. Adesso si porta lo scontro fin dentro ai nostri confini. Personalmente, credo più all’esistenza di una rete europea che si ispira all’Is.

In altre parole, non ritiene che gli attentati di Parigi siano stati pianificati dalla leadership del Califfato? Considerato il modo, e i risultati, con cui l’Is ha gestito e gestisce la guerra in loco, mi sembra strano che si affidino a terroristi improvvisati, per quanto pericolosi. L’effetto degli attentati, innescando una nuova strategia della tensione, favorisce proprio l’Is e che per questa ragione si attribuisce la paternità degli attacchi.

Se potesse dare un consiglio ai leader mondiali, cosa direbbe? Che la guerra è sbagliata e non servono questi bombardamenti. Ma il problema è che siamo nel caos. La Francia bombarda, gli Usa bombardano, la Russia pure. Ma non c’è una leadership: chi è il capo della coalizione? Non è un’operazione concertata e a me pare che la reazione, così raffazzonata, sia solo propaganda. L’unico ad avere una visione grandangolare è Putin, che naturalmente persegue i suoi interessi.

La comunità internazionale stavolta sembra seriamente interessata a tagliare i canali di finanziamento e l’approvvigionamento militare del Califfato.
Non capisco perché se ne parli ora e non un anno e mezzo fa. Ormai loro sono uno “Stato”, uno “Stato” che non ci piace, con regole che non condividiamo, ma tagliare fondi a uno “Stato” come quello è quasi impossibile. Loro non compiono transazioni internazionali, non passano attraverso le borse, si autofinanziano con un’economia di guerra. E pensare di lasciare l’Is senza petrolio è semplicemente illusorio.

Un anno fa lei sosteneva che l’unico ad aver capito era papa Francesco. Ma adesso siamo alle preoccupazioni per il Giubileo. Le minacce per Roma e il Giubileo non penso siano credibili in questa fase. Quello che manca alla politica è un discorso di pace che coinvolga il governo dello Stato islamico. Da un anno e mezzo bombardiamo, uccidiamo chissà quanti civili. Senza risultati. Sarebbe il caso di ascoltare il Papa e tentare la strada, per quanto difficile e accidentata, del dialogo.


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"pensare di lasciare l’Is senza petrolio è semplicemente illusorio": giusto. 
Ma scoprire il gioco di chi finanzia terroristi, addestra terroristi, vende armi allo Stato Islamico e acquista petrolio dallo Stato Islamico...

sabato 21 novembre 2015

Combattere la glorificazione del nazismo? 4 no, 53 astenuti...

I seguenti Paesi: 

Angola, Armenia, Bangladesh, Belarus, Bolivia (Plurinational State of), Brazil, Burundi, China, Congo, Côte d’Ivoire, Cuba, Democratic People’s Republic of Korea, Equatorial Guinea, Eritrea, Ethiopia, India, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Lao People’s Democratic Republic, Mali, Mauritania, Morocco, Myanmar, Namibia, Nicaragua, Niger, Nigeria, Pakistan, Russian Federation, South Sudan, Sri Lanka, Sudan, Syrian Arab Republic, Tajikistan, Turkmenistan, Uganda, Uzbekistan, Venezuela (Bolivarian Republic of), Viet Nam and Zimbabwe

hanno presentato la risoluzione A/C.3/70/L.59/Rev.1 all'ONU (testo integrale in inglese) datata 13 novembre 2015 per 

"Combattere la glorificazione del nazismo, neo-nazismo e altre pratiche che contribuiscono a infiammare forme attuali di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia e intolleranza ad esse collegata".

19 novembre 2015 - Risultato delle votazioni:
  • Sì 126
  • No 4 = Canada, Palau, Ukraina, USA
  • Astenuti 53 = fra cui i Paesi europei 
Il risultato preoccupa...
dalla pagina http://it.sputniknews.com/italian.ruvr.ru/news/2014_11_22/La-Russia-e-preoccupata-che-lUcraina-sostenga-la-glorificazione-del-nazismo-0512/

La Russia è preoccupata che l'Ucraina sostenga la glorificazione del nazismo

La Russia è preoccupata che l'Ucraina sostenga la glorificazione del nazismo

La posizione dell’Ucraina al voto nell’ONU sulla risoluzione contro la glorificazione del nazismo è affliggente e allarmante, ritiene il Ministero degli Esteri russo. Il dicastero è perplesso del perché nonostante "il Paese il cui popolo ha subito pienamente gli orrori del nazismo e ha dato un contributo significativo alla vittoria su esse, possa votare contro un documento che condanna la glorificazione del nazismo".
 

Per saperne di più: http://it.sputniknews.com/italian.ruvr.ru/news/2014_11_22/La-Russia-e-preoccupata-che-lUcraina-sostenga-la-glorificazione-del-nazismo-0512/


E noi italiani?

giovedì 19 novembre 2015

La guerra dei droni: la violenza genera altra violenza

dalla pagina http://www.theguardian.com/world/2015/nov/18/obama-drone-war-isis-recruitment-tool-air-force-whistleblowers

4 ex-operatori e tecnici di droni, Cian Westmoreland, Michael Haas, Brandon Bryant and Stephen Lewis. (Guardian photo) hanno scritto una lettera indirizzata a Obama, al segretario della difesa Ashton Carter e al capo della CIA John Brennan, denunciando che la guerra dei droni e il numero enorme di "errori" (fino al 90% secondo documenti segreti USA) nel colpire altre persone, spesso civili innocenti, al posto delle vittime designate è una delle cause dell'odio crescente verso USA e Occidente e vengono usati dallo Stato Islamico (ISIS) come argomento per recrutare combattenti. 
Bryant è stato coinvolto nell'uccisione di 1600 persone... In particolare, gli fu anche ordinato di uccidere il cittadino statunitense al-Awlaki che, gli fu detto, meritava di morire in quanto traditore; ma, ora ribatte Bryant "l'articolo 3 della sezione 2 della Costituzione degli USA afferma che anche un traditore ha diritto a un giusto processo di fronte a una giuria di suoi pari"... 

dalla pagina http://www.presstv.ir/Detail/2015/11/19/438267/US-Obama-drone-war-ISIL

In questa foto cittadini pakistani mostra la foto di alcune vittime di un drone USA durante una manifestazione nel febbraio 2012. Un gran numero di civili è stato ucciso da droni USA in Pakistan, Afghanistan, Yemen e altri paesi.

mercoledì 18 novembre 2015

La strategia del caos


Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
17 nov 2015 — Manlio Dinucci
Bandiere a mezz’asta nei paesi Nato per «l’11 Settembre della Francia», mentre il presidente Obama annuncia ai media: «Vi forniremo accurate informazioni su chi è responsabile». Non c’è bisogno di aspettare, è già chiaro. L’ennesima strage di innocenti è stata provocata dalla serie di bombe a frammentazione geopolitica, fatte esplodere secondo una precisa strategia.

Quella attuata da quando gli Usa, vinto il confronto con l’Urss, si sono autonominati «il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione - politica, economica e militare - realmente globali», proponendosi di «impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l'Europa occidentale, l'Asia orientale, il territorio dell'ex Unione sovietica e l'Asia sud-occidentale – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale».

A tal fine gli Usa hanno riorientato dal 1991 la propria strategia e, accordandosi con le potenze europee, quella della Nato. Da allora sono stati frammentati o demoliti con la guerra (aperta e coperta), uno dopo l’altro, gli Stati ritenuti di ostacolo al piano di dominio globale – Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina e altri – mentre altri ancora (tra cui l’Iran) sono nel mirino.

Queste guerre, che hanno mietuto milioni di vittime, hanno disgregato intere società, creando una enorme massa di disperati, la cui frustrazione e ribellione sfociano da un lato in reale resistenza, ma dall’altro vengono sfruttate dalla Cia e altri servizi segreti (compresi quelli francesi) per irretire combattenti in una «jihad» di fatto funzionale alla strategia Usa/Nato. Si è così formata una armata ombra, costituita da gruppi islamici (spesso concorrenti) impiegati per minare dall’interno lo Stato libico mentre la Nato lo attaccava, quindi per una analoga operazione in Siria e Iraq.

Da questa è nato l’Isis, nel quale sono confluiti «foreign fighters» tra cui agenti di servizi segreti, che ha ricevuto miliardi di dollari e moderne armi dall’Arabia saudita e da altre monarchie arabe, alleate degli Usa e in particolare della Francia.

Strategia non nuova: oltre 35 anni fa, per far cadere l’Urss nella «trappola afghana», furono reclutati tramite la Cia decine di migliaia di mujaidin da oltre 40 paesi. Tra questi il ricco saudita Osama bin Laden, giunto in Afghanistan con 4 mila uomini, lo stesso che dopo avrebbe fondato Al Qaeda divenendo «nemico numero uno» degli Usa.

Washington non è l’apprendista stregone incapace di controllare le forze messe in moto. È il centro motore di una strategia che, demolendo interi Stati, provoca una caotica reazione a catena di divisioni e conflitti da utilizzare secondo l’antico metodo del «divide et impera».

L’attacco terroristico di Parigi, eseguito da una manovalanza convinta di colpire l’odiato Occidente, è avvenuto con perfetto tempismo nel momento in cui la Russia, intervenendo militarmente, ha bloccato il piano Usa/Nato di demolire lo Stato siriano e ha annunciato contromisure militari alla crescente espansione della Nato ad Est.

L’attacco terroristico, creando in Europa un clima da stato di assedio, «giustifica» un accelerato potenziamento militare dei paesi europei della Nato, compreso l’aumento della loro spesa militare richiesto dagli Usa, e apre la strada ad altre guerre sotto comando Usa. La Francia che finora aveva condotto «contro l’Isis in Siria solo attacchi sporadici», scrive il New York Times, ha effettuato domenica notte «come rappresaglia, il più aggressivo attacco aereo contro la città siriana di Raqqa, colpendo obiettivi Isis indicati dagli Stati uniti». Tra questi, specificano funzionari Usa, «alcune cliniche e un museo».

(il manifesto, 17 novembre 2015)

martedì 17 novembre 2015

Guerra al terrorismo... "Quante palle sono state raccontate"

Riassumendo ciò che sapevamo e ora comincia a filtrare nei "media occidentali" (in particolare grazie alle parole e alle prove presentate da Putin): 

Alcuni paesi del G20:
  • finanziano lo Stato Islamico (IS o ISIS o Daesh) o al-Nusra (al-Qaeda in Siria) ... 
  • vendono armi allo Stato Islamico ...
  • hanno addestrato / addestrano combattenti moderati (in realtà di fatto terroristi dello Stato Islamico - Daesh o di a-Nusra)...
  • "credevano" di "usare" i "moderati" (che in realtà sono terroristi dell'ISIS o di al-Nusra) contro il "regime" di Assad...
  • comprano il petrolio dallo Stato Islamico...
Il Governo Italiano ha autorizzato la vendita di armamenti a paesi (fra cui alcuni del G20 = Arabia Saudita) che sostengono di fatto lo Stato Islamico... 
Prima di bombardare non sarebbe (stato) opportuno: 
  • smascherare chi fa il doppio gioco? Ad esempio Arabia Saudita, Qatar, etc. e in particolare gli USA che ha inventato la Guerra al terrorismo pianificando l'11 settembre 2001 per poter invadere Afghanistan, Iraq e se tutto fosse andato "bene" Siria e Iran?  
  • smetterla di vendere armi in particolare a paesi come l'Arabia Saudita e il Qatar? 
  • tagliare finanziamenti e approvvigionamenti all'ISIS e ad a-Qaeda, originaria creatura della CIA?
dalla pagina http://formiche.net/gallerie/gino-strada-monsignor-galantino-della-guerra-contro-isis-le-foto/ 

“Faccio una domanda: quale guerra è stata finita e conclusa grazie a un’altra guerra? Questa domanda dobbiamo farcela. Quale guerra ha risolto i problemi? Questo Papa (Papa Francesco, ndr), ma non è stato l’unico, si è chiesto “Chi ci guadagna con queste guerre?”.
Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha espresso – dopo Gino Strada, che era in collegamento – tutte le sue perplessità su una possibile guerra contro Isis, contro gli jihadisti che negli scorsi giorni hanno attaccato la città di Parigi uccidendo 129 persone. Si è chiesto, ospitato nello studio di In mezz’ora, la trasmissione condotta da Lucia Annunziata su Rai3, a chi possa giovare la prosecuzione del conflitto: “Mi piacerebbe che quelli che stanno adesso al g20 si guardassero in faccia e si dicessero: ‘Chi di noi ha venduto le armi a questi qua? Chi le ha vendute? Chi ci ha guadagnato con queste armi?’. Queste sono domande alle quali si deve rispondere. Papa Francesco ha detto che l’unico modo per vincere la guerra è non farla”.

da In 1/2 ora del 15 novembre 2015 http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html?day=2015-11-15&ch=3&v=591082&vd=2015-11-15&vc=3#day=2015-11-15&ch=3&v=591082&vd=2015-11-15&vc=3 

Gino Strada:  "Vorrei ricordare che abbiamo una Costituzione, l'articolo 11. Vorrei ricordare che esiste uno Statuto dell'ONU... Che non è che un Presidente può alzarsi una mattina e dire Io vado in guerra... Mi sembra che ci stiamo dimenticando un po' del passato. Questa guerra [...] è incominciata poco dopo l'11 settembre... Ci è stato detto che era iniziata la guerra al terrorismo e sarebbe durata cinquant'anni. Quindici sono già passati: con quali risultati?". "Quante palle sono state raccontate ai cittadini del mondo...". continua...

da Famiglia Cristiana n. 27, 5 luglio 2015 
dalla pagina http://www.famigliacristiana.it/articolo/l-isis-sta-vincendo-non-e-vero.aspx
 
[...] Nata in Iraq (il nome del suo capo, Al Baghdadi, vuol dire appunto “di Baghdad”) nel periodo in cui gli sciiti iracheni erano bersagliati dagli attentati, cresciuta in Siria nella lotta contro il regime sciita degli Assad, la milizia [ISIS] è stata aiutata in ogni modo da Paesi come Arabia Saudita, Turchia, Kuwait, Qatar e USA


dalle pagine:
http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/ESTERI/g20_sanzioni_isis_russia_occidente_diviso/notizie/1683150.shtml
http://www.repubblica.it/esteri/2015/11/16/news/g20_turchia_terrorismo_putin_renzi-127458286/
http://www.presstv.ir/Detail/2015/11/16/437909/Putin-Russia-Daesh-G20-US-Saudi-Arabia-Turkey
https://www.rt.com/news/322305-isis-financed-40-countries/ 

I terroristi sono finanziati da 40 diversi paesi, fra cui alcuni membri del G20 
G20 - Durante il summit Vladimir Putin ha detto ai giornalisti: "Ho fornito esempi basati sui nostri dati relativi al finanziamento di vari gruppi dello Stato Islamico (IS o ISIS o ISIL) da parte di cittadini privati. Questi soldi, come abbiamo potuto determinare, vengono da 40 paesi e fra questi ce ne sono alcuni che sono membri del G20.

lunedì 16 novembre 2015

Turi Vaccaro con un martello sull'antenna parabolica del MUOS...

https://www.youtube.com/watch?v=p40xXSjQnGk 
11 novembre 2015. Il silenzio del bosco questa mattina è stato tagliato dal rumore battente del martello che il pacifista Turi Vaccaro ha portato con se. Ha dormito all’interno della sughereta ed alle prime luci del giorno, lo storico attivista non violento ha superato la prima recinzione esterna e poi anche la seconda della base Nrtf di Niscemi e si è arrampicato su una delle parabole del sistema MUOS ed ha cominciato a rompere le lampadine che la sera illuminano l’installazione, che calata la sera è rimasta al buio a differenza delle altre due. I primi ad accorgersene quando oramai era troppo tardi per fermarlo sono stati i militari americani che hanno avvisato le Forze di Polizia, sono giunti successivamente una autoambulanza e i vigili del fuoco che hanno montato appena sotto la parabola un grande materasso gonfiabile.

https://www.youtube.com/watch?v=xfysJO9PC8o 
12 novembre 2015. Dopo un giorno e mezzo sopra l'antenna, Turi Vaccaro mantiene ancora forte lo spirito burlesco e guerriero nonostante il freddo e la fame. Dopo aver arrecato qualche danno ai cavi elettrici ed a parti della parabola, Turi anticipa la volontà di scendere, cosa che avverrà di lì a qualche ora.

https://www.youtube.com/watch?v=7lnN5bNye3U
Il pacifista Turi Vaccaro ha nuovamente violato la base e, salito sopra di una parabola, dopo averla presa a martellate ha scritto all'interno della stessa la frase "No Muos Spade in Aratri".

dalla pagina http://www.radiondadurto.org/2015/11/13/arrestato-turi-vaccaro-dopo-due-giorni-di-protesta-sullantenna-del-muos/

ARRESTATO TURI VACCARO DOPO DUE GIORNI DI PROTESTA SULL’ANTENNA DEL MUOS

E’ sceso dopo due giorni di sull’antenna del a Niscemi il pacifista .

Martedì 11 novembre era riuscito ad eludere i controlli della base Usa arrampicandosi su una delle parabole dell’impianto, ancora sotto sequestro, per decisione del gip di Caltagirone. (Qui la cronaca)
Una protesta che è terminata ieri sera, giovedì 12 novembre, quando Turi ha deciso di scendere. E’ stato immediatamente arrestato e portato in commissariato. Trasferito in carcere è accusato di danneggiamento, violazione dei sigilli e ingresso in base militare. Questa mattina è previsto il processo per direttissima, all’esterno del tribunale un presidio di solidali.

sabato 14 novembre 2015

Terrore a Parigi: a chi giova?

Il primo pensiero va alle vittime (ma a tutte le vittime di guerre, terrorismi, violenze...) e ai loro cari che ora li piangono assieme a noi. 
Cosa vogliono i terroristi? Vendetta contro noi "occidentali" e suscitare in noi terrore, paura, reazioni violente... 
E se i terroristi fossero solo bassa manovalanza? Non sarebbe la prima volta... 

Prime conseguenze degli atti terroristici a Parigi: 
  • Rouhani cancella il suo viaggio a Roma e Parigi e il percorso verso una soluzione politica della crisi siriana è sospeso, speriamo solo temporaneamente [a chi dà fastidio una soluzione politica e non militare?]...
  • già la stampa ha parlato di un 11 settembre francese... [e sappiamo che quello originale fu un inside job, una false flag operation...]
  • Holland ha già dichiarato: "un atto di guerra... la Francia sarà spietata"...
Un commentatore radiofonico ha detto: "da questi atti di terrore non ci guadagna nessuno...", ma non è così! Ci guadagna chi ha interesse: 
  • a disseminare terrore e odio per dividere i popoli e controllarli meglio: disseminare il caos per esercitare e aumentare il proprio potere
  • a sabotare soluzioni politiche per favorire interventi (e aumento delle spese) militari.
Sarebbe un errore dimenticare le menti perverse [quelli del PNAC e del governo USA Busch - Cheney, CIA, Mossad e servizi segreti europei] che hanno pianificato, organizzato e realizzato l'11 settembre 2001 e che hanno voluto le guerre in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, inventando la "guerra al terrore".
A quelli si aggiungono politici e amministratori che per stupidità acuiscono o per calcolo fomentano odio e rancore in chi per frustrazione o fanatismo crede di diventare martire islamico, ma in realtà è e rimane solo un fondamentalista.

Di fatto, l'Occidente invece di sostenere i veri islamici moderati nei diversi paesi del Vicino Oriente, negli anni ha creato situazioni esplosive e ha preferito addestrare e armare i finti islamici moderati (invenzione occidentale), che poi troviamo nelle file di Al Nusra e dell'ISIS stessa. 

Alcuni dati di fatto
  • la responsabilià USA, europea e NATO anche in questi avvenimenti di Parigi
  • la necessità di una nuova Politica Europea, autonoma dagli USA e degna di una Europa dei Popoli
  • l'ISIS può essere sconfitta tagliandole finanziamenti e approvvigionamenti... ma USA e alleati arabi lo vogliono? 
  • i fondamentalismi si sconfiggono solo con l'educazione e il rispetto per le culture che rispettano la dignità di donne e uomini 
  • non si costruisce la pace se non favorendo processi nonviolenti di dialogo politico, senza cadere nei tranelli di quanti vogliono ostacolare tali processi...

Forse l'analisi che segue non è corretta, o non completamente, o è incompleta... ma meglio leggerla.

dalla pagina http://www.grandecocomero.com/parigi-strage-isis-analisi-a-chi-giova/

PARIGI: A CHI GIOVA? SPOPOLA IN RETE QUESTA SEMPLICE ANALISI. A PENSAR MALE SI COMMETTE PECCATO, MA SPESSO CI SI AZZECCA



di Paola Valenti (da Facebook)

E mi dispiace ma io non me la bevo sta favola del “semplice” terrorismo ( islamico) a Parigi.
Solita ultracollaudata strategia del terrore di stampo Cia ( del resto, chi ha creato l’ ISIS? ) per imporre la Shock Economy e il ” Più EUROPA” Infatti “casualità”:
1. Gli Usa vogliono più spese per la difesa in Ue.
2. In Francia esiste il partito organizzato e più anti Ue di tutta Europa: Front National di Le Pen
Della serie: 1. spaventare la gente e continuare a tamburo con messaggi subliminali tv del tipo: ” tutta la Ue non solo la Francia è sotto attacco” ” ci vogliono misure eccezionali di controllo ( appena dichiarato da Hollande guarda caso)
2. fare un minuto dopo,leggi che con la scusa del terrorismo sopprimono qualsiasi tipo di protesta ( in particolare contro la Ue)
3. militarizzare definitivamente il Continente ( strategia dell’ eccezionalità che diventa normalità senza che la gente lo capisca)
4. Mantenere lo stato di allarme costante attraverso attacchi periodici per far accettare misure sempre più restrittive e sempre più pericolose per quel residuo di democrazia ormai ridotto a lumicino
PICCOLA NOTA: guarda caso il primo ad intervenire con messaggi da 11 settembre è stato Obama e un minuto dopo Hollande rincara la dose dicendo” siamo terrorizzati. Non sappiamo da dove vengono questi terroristi ( strategia del pericolo indefinito e ignoto = chiunque ti può attaccare, vivi sul chi và là sempre. Ergo ti dobbiamo “difendere” limitando sempre più la TUA libertà di cittadino)
Scusate ma io non la bevo. In Italia lo hanno fatto negli anni 70 e sappiamo perché.

sabato 7 novembre 2015

ReThink911 - RiPensa l'11 settembre 2001

Grazie a AE911Truth.org, 2371 Ingegneri e Architetti, la maggior parte dei quali statunitensi, sono convinti che il crollo delle Torri Gemelle e dell'Edificio 7 del World Trade Center sia stato il risultato di demolizioni controllate ... 
e il fisico David Chandler lo ha dimostrato...

ha lanciato la petizione internazionale
ReThink911.org/petition
leggi e firma la petizione: chiede la costituzione di una commissione di inchiesta, autorevole e indipendente, per indagare sugli eventi dell' 11 settembre 2001
21516 persone lo hanno fatto


"Ri-Pensa l'11 settembre - L'evidenza potrebbe sorprenderti"
Campagna internazionale promossa dagli Architetti e Ingegneri USA di ae911truth.org   
Lo sapevi che una terza torre è caduta l'11 settembre 2001?  
Si tratta dell'Edificio 7 del World Trade Center crollato alle 5,20 del pomeriggio di quell'11 settembre ... eppure non è stato colpito da un aereo, l'incendio che si era sviluppato non era sufficiente a farla crollare, è crollato su se stesso in 6,5 secondi, in caduta libera nei primi secondi ... 

Se hai dubbi e vuoi più informazioni, guarda: 
- video del crollo del WTC-7 confrontato con [altre] demolizioni controllate...
- l'intervista a Richard Gage, fondatore di AE911Truth.org, su C-Span, il canale pubblico della politica USA: guarda il video [doppiato in italiano] 
- i video di Massimo Mazzucco: 11 Settembre - La nuova Pearl Harbor (luogocomune.net/site) l'opera più esaustiva sull'11 settembre
- il film di Giulietto Chiesa, Zero, ... 
- Barbara Honegger ha ampiamente dimostrato [video in inglese] che quello al Pentagono fu un "inside job" = auto-attentato 
leggi: 
- l'interessante libro di Roberto Quaglia: Il mito dell'11 settembre (mito11settembre.it 
- la nostra pagina Il Re è nudo: 9/11 - An Inside Job False Flag Operation

giovedì 5 novembre 2015

Dossier ISIS del settembre 2014...

... è interessante (anche se non tutto condivisibile) rileggerlo oggi, a un anno di distanza

il dossier
il video

cerca "ISIS" in questo blog con il motore di ricerca

martedì 3 novembre 2015

4 Novembre - Lettera del Movimento Nonviolento

4 NOVEMBRE 2015
VERONA RIPUDIA CADORNA
VERONA ONORI I DISERTORI

Presidio nonviolento.
Mercoledì 4 novembre dalle ore 18 alle ore 19 i pacicifisti scaligeri si ritroveranno in piazzale Cadrona (tra ponte della Vittoria e via Quattro novembre) per chiedere al Comune la cancellazione del nome del Generale assassino e la restituzione dell'onore alle sue vittime innocenti.
[...]
Il sindaco di Messina ha lanciato un appello a tutti i sindaci italiani:
http://renatoaccorintisindaco.it/ricorrenza-del-4-novembre-appello-di-renato-accorinti-a-tutti-i-sindaci-per-riflettere-sulla-guerra-e-sul-disarmo/

per il Movimento Nonviolento
Mao Valpiana

Export italiano di armi: i 25 anni della legge n. 185

dalla pagina http://www.unimondo.org/Notizie/Export-italiano-di-armi-i-25-anni-della-legge-n.-185-del-1990-151759

LA LEGGE N. 185 DEL 9 LUGLIO DEL 1990
La Legge n. 185 del 9 luglio 1990 (qui il testo in .pdf attualmente in vigore) si caratterizza per tre aspetti:
- innanzitutto stabilisce che le esportazioni di armamenti devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia e che vanno regolamentate dallo Stato «secondo i principi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali» (art. 1) elencando una precisa serie di divieti (si veda più avanti);
- in secondo luogo, ha introdotto un sistema di controlli da parte del governo, prevedendo specifiche procedure di rilascio delle autorizzazioni prima della vendita e modalità di controllo sulla destinazione finale degli armamenti;
- infine, richiede al governo di inviare una dettagliata informazione al parlamento attraverso una Relazione annuale predisposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri che comprenda le relazioni (allegati) dei vari ministeri a cui sono affidate diverse competenze in materia di esportazioni di armamenti. (art. 5).
La Legge, inoltre, ha esplicitato una serie di divieti alle esportazioni di armamenti. Queste esportazioni sono vietate quando «sono in contrasto con la Costituzione, con gli impegni internazionali dell’Italia, con gli accordi concernenti la non proliferazione e con i fondamentali interessi della sicurezza dello Stato, della lotta contro il terrorismo e del mantenimento di buone relazioni con altri Paesi, nonché quando mancano adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali di armamento»  (art. 1, c. 5). Le esportazioni di armamenti sono inoltre vietate verso i paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta dell’Onu;  verso paesi la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione; verso paesi nei cui confronti siano in vigore forme di embargo totale o parziale delle forniture di armi da parte delle organizzazioni internazionali (Onu, UE, OSCE); verso i governi dei paesi che sono responsabili di gravi violazioni dei diritti umani accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’UE o del Consiglio d’Europa e verso i paesi che, ricevendo dall’Italia aiuti, destinano al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze della difesa (art. 1, c. 6).
ARMI ITALIANE IN (QUASI) TUTTO IL MONDO
Non è possibile nello spazio di questo articolo analizzare in dettaglio le esportazioni italiane di armamenti fatte nel corso di questi 25 anni. Numerose informazioni si possono trovare nei miei articoli pubblicati in oltre dieci anni sul sito Unimondo nelle guide “Armamenti”, “Armi leggere” e “Finanza e armi” e soprattutto nei miei studi per l’Osservatorio OPAL di Brescia e per l’Osservatorio di IRES Toscana. Sulla base delle informazioni riportate nelle Relazioni governative è però possibile fare qualche ulteriore rilievo sulle esportazioni italiane di armamenti e svolgere alcune considerazioni sull’applicazione della Legge n.185/1990.
Innanzitutto una semplice domanda: l’esportazione dall’Italia di armamenti è stata effettuata dai vari governi con rigore? A giudicare dai numeri (si veda l'infografica dell'Osservatorio OPAL di Brescia in .pdf)  è lecito sollevare più di qualche dubbio. In questi 25 anni, infatti, i sistemi militari italiani sono stati esportati a ben 123 nazioni, tra cui alle forze amate di regimi autoritari di diversi paesi come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto, la Libia, la Siria, Kazakistan e Turkmenistan, a paesi in conflitto come India, Pakistan, Israele ma anche la stessa Turchia, fino a paesi con un indice di sviluppo umano basso come il Ciad, l’Eritrea e la Nigeria. Che tipo di controlli siano stati messi in atto sull’utilizzo da parte dei destinatari finali non è però dato di sapere.
Nel corso di questo 25 anni sono state autorizzate esportazioni dall’Italia, in valori costanti, per oltre 54 miliardi di euro e consegnati armamenti per più di 36 miliardi con un trend decisamente crescente nell’ultimo decennio (Figura 1). In particolare, più della metà (il 50,3%) delle esportazioni ha riguardato paesi al di fuori delle principali alleanze politico-militari dell’Italia e cioè i paesi non appartenenti all’UE o alla Nato: un dato preoccupante se si considera che – secondo la legge 185/1990 – le esportazioni di armamenti «devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia» (art. 1).
Ma ancora più preoccupanti sono le zone geopolitiche di destinazione (Figura 2): se primeggiano i paesi dell’UE (più di 19,4 miliardi di euro pari al 35,9%), sono però di assoluto rilievo anche le autorizzazioni per esportazioni di sistemi militari verso le aree di maggior conflittualità del mondo come i paesi del Medio Oriente e Nord Africa (MENA) che nell’insieme superano i 12,5 miliardi di euro (23,2%) e dell’Asia (8,3 miliardi pari al 15,4%). Ai paesi del Nord America sono stati esportati armamenti per 5 miliardi (9,3%) mentre ai Paesi europei non-Ue (tra cui la Turchia) per oltre 3,8 miliardi (7,1%). Minori, ma non irrilevanti, anche le autorizzazioni che riguardano i paesi dell’America Latina (2,4 miliardi pari al 4,5%), dell’Africa subsahariana (oltre 1,3 miliardi pari al 2,4%), tra cui soprattutto Sudafrica e Nigeria, e dell’Oceania (1,1 miliardi pari al 2,1%). E proprio verso le zone di maggior tensione del mondo, come i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, sono andate crescendo negli ultimi anni le esportazioni:  il grafici 3, 4 e 5 lo mostrano con chiarezza.  
Tra i singoli paesi destinatari di armamenti italiani, ai primi posti figurano due tra i principali alleati del nostro paese come gli Stati Uniti (4,5 miliardi di euro) e il Regno Unito (4 miliardi), ma non si dovrebbero sottovalutare le consistenti esportazioni a due tra i regimi più autoritari del pianeta, l’Arabia Saudita (3,9 miliardi) e gli Emirati Arabi Uniti (3,2 miliardi) verso i quali le esportazioni di sistemi militari sono andate crescendo soprattutto negli ultimi anni. E non andrebbero dimenticate le criticità interne e l’instabilità regionale anche di altri paesi destinatari come la Turchia (2,7 miliardi), l’India (1,6 miliardi) e il Pakistan (1,2 miliardi).
INFORMAZIONI SEMPRE MENO TRASPARENTI E POCHI CONTROLLI
 I dati quantitativi dell’export di armamenti offrono importanti indicazioni per esaminare la politica esportativa adottata in questi anni dai vari governi. Ma per verificare la corretta attuazione della prescrizioni della legge occorrerebbe un’analisi dettagliata degli specifici sistemi d’armamento esportati dall’Italia nei vari paesi. E’ proprio questa verifica che – come ho già segnalato – nel corso degli anni è diventata sempre più difficile tanto da renderla oggi praticamente impossibile. Mentre, infatti, le prime Relazioni consegnate al Parlamento riportavano con precisione, e in un chiaro quadro sinottico, il sistema d’arma esportato per quantità e valore, la ditta produttrice e il paese destinatario, nel corso degli anni queste informazioni sono state scorporate in una serie di tabelle che oggi non permettono più di conoscere le armi effettivamente esportate verso i diversi paesi acquirenti.
Inoltre nel corso degli ultimi anni è stato reso impossibile conoscere le singole operazioni svolte dagli istituti di credito: un fatto che ha favorito soprattutto i gruppi bancari esteri – come BNP Paribas e Deutsche Bank – che, a differenza di gran parte delle banche italiane, non hanno adottato politiche di responsabilità sociale riguardo ai finanziamenti all’industria militare e ai servizi per esportazioni di armi.
Nel contempo è venuta meno anche l’attività di controllo del Parlamento. Dopo anni di pressioni da parte della Rete italiana per il Disarmo, lo scorso febbraio le competenti commissioni della Camera sono tornate ad esaminare la Relazione governativa: ma la seduta è durata meno di un’ora e al momento non si ha notizia di ulteriori iniziative in Parlamento.
RIPRENDERE LA MOBILITAZIONE
 E’ pertanto quanto mai urgente che le associazioni che negli anni Ottanta chiesero con forza una legge rigorosa e trasparente tornino a mettere in agenda il controllo delle esportazioni di armamenti. Ciò è reso ancor più necessario dall’attuale contesto di forte instabilità internazionale: il recente ampio incremento di esportazioni di sistemi militari soprattutto verso i paesi in zone di conflitto, a regimi autoritari, a nazioni indebitate che spendono ampie risorse in armamenti e alle forze armate di governi noti per le gravi e reiterate violazioni dei diritti umani sono elementi che non dovrebbero sfuggire alle associazioni impegnate nella promozione della pace, dei diritti umani e nella cooperazione internazionale.  E’ necessario, soprattutto, tornare ad interpellare con forza le rappresentanze politiche ed in primo luogo il governo ed il parlamento. L’anniversario della legge n. 185 del 1990 deve perciò diventare l’occasione per un rinnovato impegno per il controllo “rigoroso e trasparente” delle esportazioni italiane di armi.

Giorgio Beretta
giorgio.beretta@unimondo.org